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martedì, Aprile 30, 2024
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Omicidio nel bar, lite scoppiata per una ragazza poi la sparatoria

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L’omicidio avvenuto nella prima serata di ieri all’interno di un bar a Frosinone non sarebbe dovuto a motivi di droga, ma alla relazione che l’assassino avrebbe intrecciato con una ragazza.

Omicidio nel bar a Frosinone, movente legato ad una ragazza

Una relazione che Kasem Kasmi ed i suoi amici avrebbero contestato a Mikea Zaka, il 23enne albanese autore del delitto e del ferimento di tre persone a colpi di arma da fuoco.

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Zaka ha, infatti, riferito di aver sparato per difendersi e di essere stato picchiato in passato da chi aveva organizzato una spedizione punitiva, sempre per lo stesso motivo: indurlo a lasciare e a non vedere più la ragazza.

La ricostruzione del killer

Il 23enne ha sparato ed ucciso un suo connazionale Kasem Kasmi e ferito altri 3: è successo intorno alle 19 in un bar in pieno centro cittadino, ma soltanto intorno alle 22 si è consegnato alla polizia. “Ho sparato per difendermi” Ha spiegato il giovane agli agenti, come confermerebbe anche il video catturato dalle telecamere poste all’interno dell’esercizio commerciale.

Il video dell’omicidio

In quel momento all’interno del bar erano presenti tantissime persone tra cui famiglie e bambini, che hanno provato a trovare riparo sotto i tavolini per poi scappare via una volta terminata la sequenza di colpi di pistola.

Frosinone, omicidio nel bar: c’entra una ragazza

Dalle immagini si vedono 4 giovani scendere da una Lancia Y di colore bianca ed entrare in tutta fretta nel bar, dove Zaka era in compagnia di amici. Una piccola ed accesa discussione e poi gli spari, fatali per Kasmi, deceduto nonostante i soccorsi del 118, mentre gli altri, presumibilmente protagonisti della spedizione punitiva, se la sono cavata con ferite più superficiali. Zaka che, subito dopo aver sparato si era dato ala fuga, ha spiegato anche agli inquirenti dove avesse occultato l’arma del delitto, assumendosi le responsabilità dell’omicidio e di tre tentanti omicidi, di cui dovrà risponderne il tribunale, dove il giudice verificherà le eventuali attenuanti dettate dall’aggressione a cui avrebbe tentato di sottrarsi.

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