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giovedì, Maggio 2, 2024
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Test dell’omosessualità per guardia penitenziaria, il Ministero dovrà risarcirlo

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Era stato segnalato da due detenuti del carcere di Vercelli per delle presunte avances sessuali. Il Ministero della Giustizia dovrà ora risarcire per 10mila euro l’agente di Polizia Penitenziaria per averlo sottoposto a un test di idoneità al lavoro per una presunta omosessualità.

L’accertamento psichiatrico per accertare l’omosessualità: la denuncia della guardia di Polizia Penitenziaria

La sentenza del TAR è implacabile: il Ministero della Giustizia risarcirà l’agente. Le cose, che risalgono al 2022, sono andate così: due detenuti hanno segnalato un agente di Polizia Penitenziaria che a detta loro gli aveva fatto delle avances. Il Ministero ha allora indetto controlli per valutare un’eventuale sanzione all’agente, ma questi controlli sarebbero stati il problema: domande private in merito all’orientamento sessuale dell’agente e la disposizione di un accertamento psichiatrico per “rintracciare l’omosessualità”. A questo accertamento però l’agente è stato ritenuto idoneo al continuo della propria attività lavorativa, e dunque reintegrato nella Polizia Penitenziaria.

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Per i giudici la sentenza è “arbitraria e priva di valore giuridico e scientifico”

Ma da qui sono poi sorti altri problemi. La voce delle presunte avances si era diffusa nell’abiente lavorativo, tanto che l’agente, esausto, è stato costretto a richiedere il trasferimento dal carcere. I giudici hanno ritenuto la sentenza “arbitraria e priva di un valido supporto giuridico, oltreché tecnico-scientifico“. Chiaro il presupposto implicito, nella disposizione del Ministero, che l’omosessualità sia un disturbo psichico o della personalità e che quindi non si addicesse a un lavoratore, ancor di più una guardia della Polizia Penitenziaria.

Il risarcimento però è solo parziale

Il tribunale amministrativo regionale ha dunque accettato la richiesta del risarcimento, in seguito agli accertamenti psichiatrici che a detta dell’agente gli avevano causato forte stress. Nessun risarcimento invece per l’aver ricevuto forti pressioni psicologiche sull’ambiente di lavoro e derisione da parte dei colleghi del carcere di Vercellli. Non è dimostrabile, per i giudici, la correlazione tra l’aggravamento dei rapporti lavorativi e il successivo trasferimento con gli accertamenti psichici.

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