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sabato, Giugno 1, 2024
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Omicidio Coppola, assassino e mandante inchiodati da 4 maglie e un paio di scarpe

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Proseguono le indagini per l’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola, avvenuto lo scorso 12 marzo in via Protopisani a San Giovanni a Teduccio. Il lavoro degli inquirenti ha finora portato agli arresti del presunto esecutore materiale, il 64enne Mario
De Simone, e del presunto mandante, l’imprenditore 73enne Gennaro Petrucci, marito dell’imprenditrice antiracket Silvana Fucito (non indagata).

Dall’incrocio di intercettazioni e sequestri, è venuto fuori un nuovo elemento che per il giudice mette in stretto contatto De Simone e Petrucci in correlazione all’assassinio dell’ingegnere.

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Indagini per l’omicidio Coppola, la ricostruzione degli inquirenti

Il 64enne è stato intercettato nel corso di un colloquio avvenuto in carcere con le figlie, invitandole ad andare da tale Zia Anna, che per gli inquirenti sarebbe Petrucci. “Là tengo due paia di scarpe belle… quattro magliette della Dooa – le parole di De Simone – quello prende la borsa e te la dava…”.

Parole che hanno fatto scattare il blitz della Squadra Mobile all’interno della villa di Portici dei coniugi Fucito-De Simone, che per il giudice sarebbe il motivo della contesa. Quando gli agenti hanno fatto irruzione nell’abitazione extralusso di via De Lauzieres a Portici, hanno rinvenuto all’interno della dependance adiacente alla piscina un paio di scarpe e 4 maglie nuove della Dooa e non solo. Trovati anche mozziconi di sigarette sui quali sono in corso verifiche per risalire al profilo del Dna. Proprio il Dne potrebbe dare ancora più sostanza a quella che sarebbe una prova inequivocabile del rapporto tra Petrucci e De Simone.

Indagini per l’omicidio Coppola, il cambio di programma

Per gli inquirenti, il 64enne avrebbe dovuto cambiare in corsa i piani. L’auto utilizzata per l’omicidio e rubata il giorno precedente in via Argine era dotata di satellitare ed avrebbe, dunque, portato alla facile individuazione dell’uomo che aveva inizialmente deciso di tenersi lontano da occhi indiscreti per qualche giorno in casa di suo fratello. Così De Simone cerca ed ottiene rifugio negli spogliatoi della piscina di Petrucci, potendo disporre inoltre di una parte dei soldi promessi per consumare il delitto, utilizzati per acquistare anche i vestiti in questione.

Una ricostruzione, non ritenuta veritiera dalla difesa dei due uomini finiti in cella, che per bocca dei propri avvocati continuano a proclamarsi innocenti.

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