Un’accusa pesante. Quella di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nonostante un quadro probatorio allarmante Fabio Sansone, cognato del boss Elio Amato, al vertice del clan Amato-Pagano, se l’è cavata con una condanna a tre anni e due mesi rispetto ai sei anni e nove mesi invocati dalla Procura. Ad ammorbidire la sua posizione ci ha pensato il suo legale, l’avvocato Rocco Maria Spina, che giá aveva ottenuto per lui i domiciliari. La vicenda risale allo scorso anno quando Sansone avrebbe avvicinato un imprenditore impegnato nei lavori di ristrutturazione di un negozio a Mugnano chiedendo una ‘somma per gli amici di Mugnano’. Secondo la Procura Sansone si sarebbe presentato dall’ imprenditore edile proferendo tali parole: «Sei già passato dai compagni di Mugnano? Si faranno vivi loro». Sollecitandolo in seguito a incontrare alcuni esponenti della cosca per consegnare loro «a titolo estorsivo la somma di 500 euro». L’uomo però non ebbe alcuna esitazione a rivolgersi ai carabinieri consegnando agli investigatori anche un file audio contenente la registrazione con le minacce ricevute.
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