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venerdì, Aprile 26, 2024
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Omicidio di camorra a soli diciassette anni, scarcerato genero del boss D’Amico

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Comincia a segnare i primi segni di cedimento l’inchiesta sull’omicidio di Patrizio Reale, il ras del rione Pazzigno per il cui delitto qualche settimana fa sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare i ‘vertici’ del clan D’Amico. Ieri il tribunale del Riesame ha deciso per la permanenza in carcere di Salvatore D’Amico e di suo fratello Luigi (leggi qui l’articolo) mentre è stato graziato Gennaro D’Amico. I tre erano indicati come presunti mandanti dell’omicidio di ‘Patriziotto’ dal loro nipote Umberto D’Amico, collaboratore di giustizia da un paio di anni. Ieri oltre quella di D’Amico senior c’è stata però un’altra scarcerazione eccellente: il tribunale del Riesame presso il tribunale dei minorenni ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per Gesualdo Sartori, genero di Salvatore D’Amico, indicato come l’esecutore materiale del delitto. Un omicidio che Sartori avrebbe compiuto ancora minorenne insieme ad Armando Di Maio. Versione che invece non ha del tutto convinto il tribunale della libertà che, dando pieno accoglimento alle tesi dei difensori di Sartori, gli avvocati Leopoldo Perone e Saverio Senese, ha scarcerato Sartori. In pratica la linea difensiva ha evidenziato l’inattendibilità delle dichiarazioni di D’Amico rimarcando l’assenza di riscontri a quanto da lui rivelato ai magistrati. Inoltre secondo i legali non vi sarebbe alcuna corrispondenza tra l’identikit fornito dai testimoni oculari e le effettive fattezze di Sartori. Motivazioni che hanno spinto così il Riesame ad annullare l’ordinanza per Sartori.

Le dichiarazioni di Umberto D’Amico

D’Amico ha raccontato ai magistrati come andò quel giorno e chi erano i componenti del commando spiegando che in quell’occasione ebbe il ruolo di ‘staffetta’:«Ho commesso l’omicidio di Patrizio Reale con il ruolo di staffetta nel 2009. I mandanti sono mio padre Luigi, mio zio Salvatore, e mio zio Gennaro. Esecutori materiale Gesualdo Sartori e Armando De Maio. Ciro Ciriello ha fatto da staffetta come me. A sparare è stato Armando. Il motorino lo abbiamo bruciato a Marigliano. La pistola l’ho buttata abbascia a Marina, dove sta Porto Fiorito. Era una 38 speciaL lo ero sulla mia macchina Classe B dorata insieme a Ciriello Ciro. Gesualdo e Armando erano su uno scooter, SH nero rubato. Gesualdo alla guida e Armando dietro. A sparare è stato Armando. Il motorino Io hanno bruciato Armando e Gennaro. La pistola l’ho buttata io. Per quanto riguarda la decisione, eravamo a tavola a casa di mio zio Gennaro, io, i miei zii Salvatore e Gennaro. Improta Gennaro, mio padre, Sartori. Avevamo saputo che Patrizio Reale ci voleva uccidere e che spacciava in casa. Con la scusa di comprare l’erba avevamo deciso di ucciderlo in casa. Mandammo Sartori a comprare la droga e lui gli apriva. Dopo tre o quattro volte, abbiamo mandato Gesualdo Sartori con Armando De Maio per l’omicidio. Siamo arrivati presso l’abitazione di Patrizio Reale, sotto la quale c’è un circroletto all’interno dì un cancello. Io e Ciriello ci siamo fermati fuori. Gesualdo e Armando sono entrati, hanno sparato e sono taciti. Lo li abbiamo aspettati e li abbiamo seguiti fino a Pontecitra dove abita Armando. Abbiamo deciso di mandare Armando De Maio perché venendo da fuori era più facile che non fosse preso dalla Polizia».

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