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domenica, Aprile 28, 2024
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Revocano l’assistenza domiciliare a malata grave per antipatia: sospesi due dirigenti Asl a Napoli

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Sta mattina, i carabinieri di Torre Annunziata hanno dato esecuzione ad una misura cautelare interdittiva nei confronti di due dirigenti della Asl Napoli 3 Sud. I militari hanno infatti sospeso dall’esercizio delle pubbliche funzioni e dal pubblico servizio per 12 mesi i due. Uno Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Assistenza Territoriale (UOS) e l’altro Responsabile dell’Unità Operativa (UOR). Questi sono gravemente indiziati dei delitti di concussione, falsità ideologica in atto pubblico, abuso d’ufficio e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.

In seguito a lunghe indagini dei carabinieri, è emerso un quadro a dir poco allarmante circa le condotte poste in essere dai due dirigenti ai danni di una paziente. In maniera reiterata nel tempo, nel 2020 e nel 2021, nell’esercizio delle funzioni pubbliche. La donna, nello specifico, sarebbe affetta da una gravissima patologia, essendo portatrice di tracheostomia e digiunostomia per lesioni irreversibili all’esofago.

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I falsi certificati per nascondere le omissioni nei confronti della paziente

Le indagini hanno consentito di accertare che gli indagati, per mera antipatia nei confronti della paziente, le avrebbero revocato l’assistenza domiciliare infermieristica. Assistenza cui la donna aveva diritto, oltre che estremo bisogno. Secondo gli inquirenti, all’origine delle antipatie ci sarebbero le lamentele da parte della paziente e del compagno circa omissioni nella consegna dei dispositivi medici loro spettanti. I due dirigenti giustificavano le loro condotte facendo leva su certificati medici dal contenuto ideologicamente falso. Questi erano stati redatti sia dal medico di base della paziente, che dal medico referente dell’ASL sotto minaccia. Minaccia di avviare un procedimento disciplinare nei confronti dell’uno. E di ostacolare l’attività professionale dell’altro, non fornendogli il personale infermieristico necessario per l’espletamento delle visite mediche.

Dagli accertamenti compiuti è emerso che i due indagati non solo si sarebbero rifiutati arbitrariamente di consegnare alla paziente i dispostivi medici a lei spettanti, ma, a fronte delle rimostranze della donna, avrebbero minacciato di revocarle l’assistenza domiciliare infermieristica. Al fine di concretizzare tale minaccia gli indagati avrebbero dapprima posto in essere indebite pressioni nei confronti del medico in servizio dell’ASL, deputato a certificare la necessità della paziente di ricevere l’assistenza domiciliare, e successivamente, una volta resisi conto che le condotte intimidatorie nei confronti del medico avevano sortito solo un effetto parziale, posto che questi aveva disposto la mera riduzione dei giorni a settimana di assistenza infermieristica nei confronti della paziente, ma si era rifiutato di revocare in toto il servizio, si sarebbero determinati a costringere, mediante minaccia dell’avvio di un procedimento disciplinare, il medico di base della paziente, affinché attestasse falsamente che quest’ultima non necessitava di assistenza.

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