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giovedì, Maggio 2, 2024
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Risatine durante lo stupro, così il branco ha umiliato le due cuginette di Caivano: l’indagine partita dalla denuncia dei genitori delle vittime

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L’inchiesta sfociata oggi in nove misure di custodia cautelare nei confronti di sette minorenni e due maggiorenni per aver violentato due cugine di 10 e 12 anni a Caivano, è nata “dalle denunce presentate dal padre di una delle piccole e dalla madre dell’altra”, che hanno riferito ai Carabinieri “delle violenze che le figlie avrebbero subito nei due mesi precedenti e del timore di una possibile diffusione di video riproducenti gli abusi”.

E’ quanto riferiscono gli inquirenti (procura per i minorenni di Napoli e procura di Napoli Nord), che spiegano come in primo luogo sono state ascoltate le giovanissime vittime.

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Subito dopo, la Procura minorile ha delegato ai servizi sociali la verifica urgente delle condizioni familiari delle bambine, “ai fini della loro messa in protezione”. Le piccole sono state quindi nuovamente ascoltate e in questa fase avrebbero consentito di individuare in foto i presunti autori degli abusi, indicando in maniera precisa i ruoli che ciascuno degli indagati aveva assunto.

“Durante le attività di indagine, tuttora in corso di approfondimento – sottolineano gli inquirenti – veniva acquisita documentazione sanitaria, fatti sopralluoghi e sequestrati i telefoni cellulari in uso agli indagati, successivamente sottoposti ad analisi”. E così le indagini hanno consentito di acquisire “elementi univoci di riscontro alle dichiarazioni delle minorenni, essendo stati peraltro rinvenuti dei video riproducenti alcuni episodi di abusi sessuali descritti dalle vittime”.

Le due procure hanno quindi chiesto ai rispettivi gip, che le hanno disposte, le nove misure cautelari: sei minorenni sono stati trasferiti in un Istituto penale minorile, uno in comunità e i due maggiorenni in carcere.

Secono le procure, “l’esecuzione delle misure cautelari disposte dai Gip costituisce una conferma della validità indiziaria degli elementi acquisiti sino a questo momento, i cui esiti verranno corroborati da ulteriori attività in corso di esecuzione. La tempestività della risposta giudiziaria – viene aggiunto – è frutto dell’efficace interazione fra i due Uffici giudiziari e dell’operoso impegno investigativo della Compagnia Carabinieri di Caivano e della locale Stazione che hanno lavorato senza sosta insieme agli inquirenti per ricostruire le vicende”.

«Stupro di gruppo ripreso in videochiamata, una cuginetta minacciata con il bastone dal fidanzato», i dettagli sull’orrore di Caivano

 

Costrette a subire rapporti sessuali mentre venivano riprese con il cellulare durante una videochiamata in diretta.
Lo stupro in videochiamata live è uno dei dolorosi retroscena della drammatica storia di violenze subite dalle due bambine. Una delle vittime fu costretta a subire rapporti sessuali da uno dei ragazzi che, con il cellulare, la riprendeva durante una chiamata in diretta. “Sentivo voci che ridevano”, ha detto una delle due cuginette.

Il giudice del tribunale per i minorenni non solo ritiene credibile il racconto delle due vittime, ma sottolinea che i video realizzati durante gli stupri “mostrano la crudezza con cui venivano trattate dal branco le due vittime, minacciate e trattate alle mercé di cose”.

Un orrore. In uno dei filmati degli abusi di gruppo la vittima viene minacciata, tra le risate degli aguzzini, che se non si fosse prestata avrebbero “detto tutto” al padre. Così da indurla nella convinzione di dover essere lei a vergognarsi per la violenza subita.

Caivano, abusi anche con la minaccia di un bastone

Sulle carte dell’ordinanza, c’è un altro inqualificabile episodio contestato agli arrestati. Uno, in particolare, avrebbe chiesto su Instagram ad una delle due cuginette di fidanzarsi con lui, per poi costringerla a subire rapporti sessuali sotto la minaccia di un bastone. I sette minorenni indagati sono destinatari di altrettante misure di custodia cautelare, sei in un carcere minorile e uno in comunità.

Tre ragazzi hanno 14 anni, uno 15 e due 16 anni. Il settimo indagato ha compiuto 18 anni dopo i fatti contestati e per questo, se dovesse andare a giudizio, dovrà comunque comparire davanti a un giudice del tribunale per i minorenni. Altre due misure cautelari riguardano due maggiorenni.

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