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sabato, Giugno 28, 2025
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Smemoranda è fallita e nessuno rileva il marchio: asta deserta per gli storici diari

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Smemoranda, l’azienda produttrice delle celebri agende e altri gadget per la scuola che hanno accompagnato migliaia di studenti negli ultimi 45 anni, è fallita. L’asta, che si è tenuta pochi giorni fa a Milano, per rivelare il marchio e stabilire il suo futuro è andata deserta, rendendo così ufficiale la fine della storia di un prodotto che è diventato simbolo generazionale.

La crisi

Questi ultimi non sono stati anni semplici per la società. Prima l’obbligo di agende di istituto nelle scuole, ma anche la crisi delle cartolerie e la concorrenza sul mercato, sempre più accanita. Poi la crisi pandemica da Covid-19, che – con la didattica a distanza – ha segnato un duro colpo per Smemoranda, cadendo in una profonda crisi. Risale a marzo 2023, meno di un anno fa, l’annuncio ufficiale di fallimento, che ha portato al tentativo del gruppo Giochi Preziosi di risollevare le sorti dell’azienda: con un contratto di licenza, ha preso in affitto il marchio Smemo per un anno, con l’impegno di occuparsi delle spese di realizzazione, produzione e commercializzazione di agende, astucci e zaini per la scuola. Ma non è bastato. La prima asta per rilevare i diritti del brand è andata deserta, ma sembra ne sia prevista una seconda.

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La Smemoranda come simbolo pop

Smemoranda nasce nel 1979 da un’intuizione vincente dei fondatori Gino e Michele – ideatori di Zelig – e Nico Colonna, che insieme creano non una semplice agenda scolastica ma quello che negli anni è diventato un oggetto simbolico della cultura pop e identitario per una generazione nel corso di oltre 40 anni. I diari smemo non erano solo uno strumento dove annotare voti, interrogazioni e compiti, ma un raccoglitore di ricordi, pensieri ed emozioni. Molti artisti e celebrità hanno contribuito alla creazione delle loro pagine con interviste e curiosità, da Jovanotti a Ligabue, a Piero Pelù, Zerocalcare in tempi più recenti. Un successo che ben presto è diventato anche economico: a metà degli anni Novanta, il gruppo vantava ben 1 milione e 200 mila agende vendute.

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