Anche in Campania si va verso un aumento del prezzo del pane. Un aumento legato a quello del costo del grano. Gli esperti parlano di una “tempesta perfetta”, una combinazione tra aumento della domanda e boom del costo delle materie prime. Ne farà la spese, in particolar modo, la Campania che ha 4mila panificatori circa. Si tratta della regione col più alto consumo di pane e affini: il prezzo del pane a Napoli e in tutta la Campania rischia di aumentare di circa 1 euro al chilo come riportato da Il Mattino.
Campania, in arrivo aumento del prezzo del pane
A lanciare l’allarme è Domenico Filosa, presidente di Unipan Campania Confcommercio, parlando di un incremento senza precedenti: “Abbiamo rilevato notevoli aumenti, in particolar modo per la semola, che ha raggiunto i 35/40 euro al quintale e per le farine tenere, che superano i 10 euro. Sono prezzi finora mai raggiunti che non possono essere sostenuti dai noi panificatori. Siamo molto preoccupati per la situazione e non vediamo possibilità di riduzione per il futuro”.
Il rimbalzo di agosto dell’FFPI, dopo due mesi consecutivi di declino, è dovuto ai forti guadagni nei sottoindici dello zucchero, degli oli vegetali e dei cereali.Inoltre, hanno ricominciato la salita i costi per tariffe e carburanti che da aprile in poi hanno iniziato a registrare variazioni tendenziali positive a due cifre: 15,7% ad agosto per l’energia elettrica, 34% per il gas e 16,8% per i carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto.
Il problema è che in media poi un chilo di pane dal fornaio costa 3,1 euro. Cartellini schizofrenici che partono dai 4,2 euro della pagnotta a Milano e passano per i 2,63 euro di Roma e i 2,95 euro di Palermo. Incidono ovviamente tanti fattori – poco gli altri ingredienti come lievito, sale e acqua, molto di più il costo del personale, dell’energia, dell’ammortamento degli impianti e del trasporto. Ma c’è una costante che fa riflettere: nonostante la forte variabilità del valore del frumento, negli ultimi anni i prezzi al consumo del pane non sono mai calati. Questo vuol dire che vista l’impennata del costo delle materie prime la situazione non può che peggiorare.