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venerdì, Aprile 26, 2024
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Torture in carcere ai detenuti, sospesi tutti gli indagati: calci e manganellate anche a uno in carrozzina

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Sono stati sospesi i 52 agenti penitenziari accusati di violenze sui detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il Dipartimento amministrazione penitenziaria valuta un’ispezione straordinaria nell’istituto del Casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’autorità giudiziaria. Intanto il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità che ha consentito quanto accaduto.

Violenze in carcere: Uspp, chi ha sbagliato paghi ma no gogne

“Quanto accaduto il 6 aprile 2020 al carcere di Santa Maria Capua Vetere è la conseguenza delle rivolte dei detenuti verificatesi nei giorni precedenti, quando i reclusi si sono barricati nell’area detentiva del carcere oscurando telecamere e provocando danni. Ci sono stati sicuramente sbagli tra i poliziotti della penitenziaria che hanno effettuato la perquisizione, e chi ha sbagliato deve pagare, ma non possiamo accettare questa gogna mediatica cui sono stati sottoposti gli agenti coinvolti, con nomi, foto e persino tesserini di riconoscimento pubblicati sui media.

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Né che si generalizzi: il Corpo è sano e tra mille difficoltà e carenze, porta avanti il sistema delle carceri”. E’ quanto ha affermato il presidente nazionale del sindacato della Penitenziaria Uspp Giuseppe Moretti, intervenuto questa mattina con il suo vice Francesco Laura e il segretario campano Ciro Auricchio all’esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere in “segno di vicinanza agli agenti” dopo l’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che coinvolto due giorni fa una cinquantina di poliziotti della Penitenziaria.
“I poliziotti coinvolti vanno giudicati nei tribunali, non sui media – continua Moretti – perché ciò porta alla delegittimazione del Corpo, creando problemi in tutte le carceri”. Moretti si rivolge poi al Ministro Cartabia: “ora più che mai – dice – è necessario un protocollo unico sulle regole di ingaggio da parte dei poliziotti penitenziari”. 

Il racconto di ex detenuto, “pestati per ore”

Dopo oltre un anno ha ancora paura e rivive quelle scene di “violenza assurda”, come se fossero accadute poche ore fa: “Mi hanno ucciso di mazzate, dal primo piano al seminterrato sono sceso con calci, pugni e manganellate. Non lo scorderò mai”. A parlare è un ex detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, tra i primi a denunciare quanto avvenuto il 6 aprile del 2020 nell’istituto dove secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, quasi 300 agenti della penitenziaria avrebbero pestato per quattro ore, arrivando a commettere vere e proprie torture, altrettanti detenuti del Reparto Nilo, che il giorno prima avevano protestato dopo che si era diffusa la notizia della positività al Covid di un recluso.

Ore di terrore impresse anche in un video pubblicato in esclusiva dal quotidiano Domani che mostra le manganellate e i calci ai detenuti – anche ad uno in carrozzina – costretti a restare in ginocchio con le mani sulla testa e la faccia rivolta al muro. In alcune immagini si vedono gli agenti che creano corridoi umani per costringere i detenuti a passarci in mezzo. Poi le botte e gli spintoni, fino alle celle.

Stessa identica scena nel passaggio verso le scale. Per questi episodi lundì a 52 tra ufficiali e sottufficiali della Polizia Penitenziaria in servizio quel giorno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono state notificate dai carabinieri le misure cautelari emesse dal Gip, su richiesta della Procura, per i reati tortura, maltrattamenti, depistaggio e falso. Otto sono finiti in carcere e 18 ai domiciliari, mentre 23, tra cui il provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sono stati raggiunti dalla misura della sospensione dal lavoro. Per gli arrestati inizieranno presto gli interrogatori di garanzia.

I sindacati continuano a fare scudo in difesa della Penitenziaria: stamani, davanti al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove sono detenuti otto agenti, il segretario generale del sindacato degli agenti della penitenziaria Spp, Aldo di Giacomo, ha tenuto una conferenza stampa nella quale si è detto “certo” che “il 6 aprile 2020 non vi fu alcun uso sproporzionato della forza, e che il tribunale del riesame ristabilirà la verità”.

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