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venerdì, Aprile 26, 2024
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Ucciso dal suo clan, il Riesame nega l’arresto dei vertici degli Amato-Pagano

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Nuovo dalla Procura antimafia dinnanzi al tribunale del Riesame per l’omicidio di Luigi Barretta, il giovanissimo ras scissionista ucciso nel maggio del 2005 dal suo stesso gruppo, quello degli Amato-Pagano. Il tribunale del Riesame di Napoli (VIII sezione) ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza, hanno infatti respinto l’istanza del pubblico ministero che aveva presentato ricorso contro la decisione del giudice per le indagini preliminari che aveva ritenuto di non dover procedere con l’emissione di un provvedimento cautelare nei confronti di nove imputati. Tra questi il boss Cesare Pagano, Carmine Pagano, Carmine Amato, Ciro Caiazza, Antonio Caiazza, Lucio Carriola, Carmine Cerrato, Vincenzo Notturno e Salvatore Roselli. I giudici del Riesame hanno così accolto in toto le argomentazioni presentate dal collegio difensivo, costituito tra gli altri dall’esperto avvocato Luigi Senese che è così riuscito a dimostrare l’assoluta inattendibilità delle accuse mosse contro gli imputati.

L’omicidio del giovane ras degli Amato-Pagano

L’omicidio di Luigi Barretta ha generato negli anni scorsi un contenzioso, per competenza territoriale, tra il tribunale di Napoli e quello di Santa Maria Capua Vetere. Proprio il tribunale sammaritano rilevò nel marzo 2019 che «l’omicidio fu commesso per consolidare il potere di Raffaele Amato e Cesare Pagano all’interno del clan da loro capeggiato, la cui autorità era stata posta in discussione da Barretta non solo con lo schiaffo dato, per una ragione banale, al nipote di Raffaele Amato, ma soprattutto con le successive affermazioni, secondo cui “le cose potevano cambiare”, nel senso che se ora comandavano gli Amato-Pagano il futuro poteva essere diverso». Secondo la ricostruzione della Procura Barretta fu colpito a morte e avvolto in un sacco nero di plastica prima di essere scaraventato sul ciglio di una strada di campagna in località Agro di Tavernola a Crispano. «La sua morte venne decisa da Cesare Pagano – dichiarò agli inquirenti il pentito Gennaro Notturno – Luigi Barretta era un soggetto molto pericoloso e per questo fu ucciso».

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Le dichiarazioni del pentito Carmine Cerrato

Carmine Cerrato, vera ‘voce di dentro’ della galassia scissionista parlò di questo omicidio in uno dei suoi primi verbali: «Barretta ucciso perché si era montato la testa, era diventato troppo ribelle nei confronti degli affiliati di rango del clan Amato-Pagano quali Enzo Notturno e Salvatore Cipolletta. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata un suo litigio con uno dei nipoti di Cesare Pagano, che quest’ultimo non gli aveva specificato. Il primo a parlargliene era stato Notturno, nel corso di un suo viaggio a Bar-cellona. Anche a Cesare Pagano lui aveva chiesto dei motivi dell’uccisione del Barretta e costui gli aveva risposto che il Barretta, che aveva ricevuto dallo stesso Pagano l’incarico di gestire il territorio di Melito che era sotto il controllo del clan, si era montato la testa. Il Pagano gli aveva anche detto che il Barretta aveva avuto una discussione con Salvatore Cipolletta, nel corso della quale il primo aveva minacciato l’altro di morte. Inoltre il Barretta aveva minacciato di uccidere anche un altro affiliato del clan».

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