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lunedì, Maggio 20, 2024
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EMERGENZA RIFIUTI, IL SILENZIO DI BASSOLINO

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di FRANCESCO VASTARELLA



NAPOLI – Al Commissariato per l’emergenza rifiuti si preparano al lungo braccio di ferro tecnico-legale, come per il Cdr di Tufino e Casalduni, come per Battipaglia, come per il deposito di ecoballe di Capua. Ma da ieri nessuna dichiarazione ufficiale sul caso Acerra. L’ordinanza di blocco del termovalorizzatore consegnata all’alba di ieri dal vicesindaco di Acerra ai dirigenti della Fibe era data per scontata negli uffici di via Santa Lucia. Dunque, non parla Bassolino, non parlano i vicecommissari Paolucci e Vanoli. Nessuna replica alle posizioni critiche espresse dal presidente della Provincia, Amato Lamberti. Solo Facchi, ambientalista di vecchia data, si concede qualche battuta e poi si sfoga: «Fossi nei manifestanti, a questo punto mi porrei altri obiettivi, visto che appare chiara la strada decisa». E già. «Non si torna indietro, l’impianto di Acerra si deve fare», la linea è stata dettata da Bassolino nella conferenza prima della protesta di sabato.
Una linea, fanno notare al Commissariato, che è quella anche del ministro per l’Ambiente, Matteoli, che ha bacchettato il Commissariato sui ritardi nell’uscita dall’emergenza. Dunque, silenzio strategico, un modo per non compromettere il dialogo con i comitati di lotta. Ma anche la consapevolezza che ogni giorno che passa è una valanga in più di ecoballe da smaltire, 1.200 al giorno prodotte solo in provincia di Napoli. Entro la fine del 2004 sfioreranno i tre milioni di tonnellate e vista la piega che hanno preso i lavori di Acerra è molto probabile che si arrivi a quattro milioni di tonnellate che dovranno poi essere smaltite dagli inceneritori gemelli di Acerra prima e Santa Maria La Fossa dopo.
«Se parlo – dice Facchi – è perché non credo di essere sospetto, visto che di proteste contro gli inceneritori ne ho fatte pure io». E allora oggi come fa a stare seduto al fianco di chi sostiene che all’inceneritore non c’è alternativa? «Se avessi avuto il minimo dubbio – replica Facchi – che la raccolta differenziata non è il primo obiettivo di tutti mi sarei dimesso. Se non l’ho fatto è perché ho sempre avuto netta la consapevolezza che, pur nell’obbligo di dover attuare il piano datato 1997, anche gli altri colleghi sono convinti che il perno del sistema non può essere il termovalorizzatore ma il resto, a cominciare dalla raccolta differenziata, che purtroppo oggi è ancora a quote ridotte, e dai sistemi di selezione dei rifiuti. Insomma – incalza Facchi – se io fossi un manifestante a questo punto pretenderei due cose, la prima è che obiettivo primario deve essere che solo il 30 per cento dell’immondizia arrivi al termovalorizzatore. E poi chiederei l’applicazione del programma del commissariato che prevede fondi, strutture e mezzi di selezione prima che il materiale raccolto arrivi agli impianti di combustibile da rifiuti e poi ai termovalorizzatori. La migliore garanzia per gli acerrani deve essere il corretto funzionamento e una efficientissima rete di monitoraggio».
«E poi farei anche di più – riprende il vicecommissario – A questo punto più che discutere dei massimi sistemi intorno al termovalorizzatore e sulla sua localizzazione, metterei anche i punti in chiaro sulla capacità di contrapporsi ai grandi progetti industriali. Insomma, deve essere chiaro che le logiche economiche in alcun momento prevarranno sulla tutela dei cittadini».




IL MATTINO – 4 FEBBRAIO 2003

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