LA CLASSIFICA DI SCEMPI NEL DOSSIER DI LEGAMBIENTE
NAPOLI –
Ancora una volta tocca alla Campania la maglia nera dell’illegalità ambientale in Italia. Siamo primi davanti a Calabria e Sicilia in questa inquietante classifica, che porta in primo piano tutti i crimini che si consumano ai danni del patrimonio naturalistico. Il dossier 2002, presentato ieri da Legambiente Campania, disegna uno scenario allarmante di quella che è diventata ormai un’emergenza non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Oggi le «mani del crimine» hanno allargato i loro orizzonti e spaziano dall’abusivismo edilizio agli appalti pubblici, dalla raccolta e smaltimento di rifiuti tossici alla macellazione clandestina, dallo sfruttamento illegale delle cave al racket degli animali. Abusivismo: cresce il numero dei manufatti fuorilegge (750 demoliti a Napoli, compresi campi di calcio e due piscine), ma di pari passo «scompaiono le montagne» per lo sfruttamento illegale delle cave. E ancora: dall’inizio del 2001 all’estate del 2002 oltre 240 incendi di immondizia, plastica e pneumatici hanno colpito le «terre della diossina». Un business da capogiro (in Italia ammonta a 16,614 milioni di euro), che in Campania è gestito dall’Ecomafia spa (62 i clan coinvolti). E un episodio inquietante è stato rivelato da Giulio Facchi, subcommissario all’emergenza rifiuti della regione Campania. «Dottore, ci dicono che solo lei ce l’ha con noi…». Facchi ha precisato di aver denunciato alla procura della Repubblica quanto gli è accaduto mercoledì scorso, subito dopo aver scritto una lettera riservata a livello istituzionale. «No, non sono stato minacciato. Ma il segnale è chiaro. Se si vuol denunciare una situazione o si vuol intervenire con la mano pesante, ecco che subito arriva qualcuno che sente il bisogno di avvertirti che lui non c’entra».
Ern. Tem. – Il Mattino 11 aprile 2003
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