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mercoledì, Luglio 3, 2024
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Schianto in autostrada, muore motociclista di Marano

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MARANO. A mezzogiorno l’impatto fatale. Massimo R., 38 anni, è alla guida della sua moto e sta per imboccare l’autostrada Napoli-Salerno. Dopo aver pagato il pedaggio al casello riparte a velocità sostenuta, perde il controllo del mezzo, scivola sull’asfalto, finisce sotto le ruote posteriori di un’auto che è appena uscita dalla corsia Telepass. E il casco non basta per salvargli la vita: quando l’ambulanza del 118 arriva sul posto, è già troppo tardi per tentare una corsa all’ospedale.
Sulla vicenda indaga la polizia stradale, sezione Angri. Dalla relazione ufficiale emerge che l’Honda 900 di Massimo R. ha cominciato a sbandare cento metri oltre la barriera per motivi tutti da chiarire – forse un malore del conducente, forse l’eccessiva velocità: il manto stradale, in quel punto, non presentava dissesti e la visibilità era ottima – ed è andata a incastrarsi sotto una Bmw che, secondo i primi rilievi, procedeva lentamente.
A bordo dell’auto una coppia. Marito e moglie, sotto choc, hanno raggiunto al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania (Ponticelli) e ci sono rimasti per quasi tre ore, ripetendo all’infinito a medici e infermieri lo stesso racconto: «Noi non abbiamo colpa, eravamo praticamente fermi. Quel motociclista, dopo una manovra spericolata per superare la coda di veicoli al casello, si è infilato come un proiettile sotto la nostra auto. Come avremmo potuto evitare l’impatto? Siamo scesi, abbiamo visto che era morto… terribile, terribile, questa storia non la dimenticheremo mai più».
Fino a qualche mese fa Massimo R. abitava all’Arenella, poi si era trasferito a Marano. La prima persona ad accorrere sul luogo dell’incidente è stato un suo amico, che viaggiava su un’altra moto a una certa distanza. «Imprudenza? Manovra spericolata? Non è possibile – commenta, tra le lacrime – Massimo è sempre stato molto attento, non avrebbe mai fatto una sciocchezza di questo genere». Ma un’altra testimonianza, raccolta tra gli addetti della barriera autostradale, riferisce addirittura di un’impennata: «Da queste parti, purtroppo, si vede molto spesso – spiega un casellante – i motociclisti superano il varco e, al momento di ripartire, fanno il ”cavallo”. Per non parlare di quello che succede sulla corsia del Telepass, dove le auto sfrecciano ad altissima velocità».
Il corpo di Massimo R. è stato trasferito all’obitorio dell’Ipogeo per l’autopsia, che dovrebbe essere eseguita domani mattina: i medici che hanno eseguito il primo esame esterno sarebbero orientati ad attribuire il decesso a un’emorragia, scatenata dalla violenza dell’impatto. Un’informativa è stata trasmessa alla Procura perché i magistrati accertino eventuali margini di responsabilità da parte del conducente della Bmw.
«Incidenti così gravi si verificano raramente ai caselli d’ingresso autostradale, perché la barriera induce a moderare la velocità, e in quel punto non presenta particolari problemi strutturali – interviene Antonio Coppola, direttore Aci – sono portato quindi a ritenere che il povero signor R. abbia tentato una manovra azzardata e che, pur indossando il casco, sia rimasto vittima di una serie di circostanze infauste. Ma è preferibile non emettere giudizi sul caso specifico, di questo devono occuparsi la polstrada e la magistratura. È il caso, piuttosto, di fare un discorso in linea generale sul comportamento dei centauri. Chi preferisce all’auto il mezzo a due ruote fa una scelta ben precisa, una scelta di ”libertà” che spesso coincide con velocità sostenuta e amore per il rischio. Come ridurre la soglia di pericolo senza rinunciare al piacere della moto? Primo consiglio, non fidarsi troppo dell’esperienza: con il passare degli anni i riflessi sono meno pronti e le condizioni fisiche non sono più quelle di un ragazzino. Secondo, frequentare un corso teorico-pratico di guida sicura, iniziativa che stiamo lanciando in tutt’Italia e per la quale abbiamo chiesto il sostegno del governo».



PAOLA PEREZ – IL MATTINO 12 GENNAIO 2004

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