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venerdì, Aprile 26, 2024
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Clan e cemento: la Dda indaga su Luigi Cesaro

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Il dettaglio è contenuto in un verbale d’interrogatorio, in una ventina delle oltre trecento pagine nelle quali Michele Santonastaso – penalista accusato di associazione camorristica e detenuto da dieci mesi – difende se stesso e rilancia. Parla della sua carriera di avvocato borderline, di colleghi già indagati e di altri estranei a qualsiasi inchiesta giudiziaria. Soprattutto, ricostruisce l’antefatto del primo, timido e subito abortito, avvio di pentimento di Luigi Guida, camorrista della Sanità che Francesco Bidognetti da Casal di Principe aveva cooptato nel suo clan fino a farlo diventare reggente. Antefatto che porta la data dell’autunno del 2006 ma che proietta un’ombra lunga su indagini ancora in corso e su una prevedibile bufera giudiziaria che potrebbe toccare amministratori comunali (dell’agro aversano) e il presidente della Provincia di Napoli, sul quale già pesa il coinvolgimento, sia pure indiretto, nelle vicende politiche e criminali di Quarto collegate alle attività del clan Polverino. Luigi Cesaro, infatti, insieme agli altri, è coinvolto in un’inchiesta della Dda di Napoli ed è iscritto nel registro degli indagati per reati di camorra. Inchiesta che, a giudicare dalla pubblica discovery di alcuni atti, sarebbe la sintesi di quanto raccolto dagli investigatori che indagano sui Casalesi, sui Polvemo e sui clan di Sant’Antimo e Aversa e che sarebbe ormai arrivata alle battute finali.
Il verbale dell’interrogatorio dell’avvocato Santonastaso porta la data del 25 marzo
2011. E stato depositato in forma integrale nel processo a carico di Carmine D’Aniello, penalista arrestato nella primavera dello scorso anno per associazione
camorristica, con l’accusa di aver abusato del suo mandato per favorire il boss casalese Francesco Bidognetti. Questa mattina Michele Santonastaso comparirà in aula (I sezione penale, presidente Raffaello Magi), a Santa Maria Capua Vetere, nella veste
di testimone citato dalla difesa del collega. Se risponderà, sarà certamente chiamato
a rendere conto di quell’antefatto raccontato ai pm AntonelloArdituro, Francesco Curcio e Alessandro Milita. Cioè, della retromarcia di Guida, intenzionato a collaborare già nel 2006 e poi “convinto” a fare retromarcia, salvo poi tornare sui suoi passi a settembre del 2009, quando ha formalizzato l’ingresso nel programma di protezione.
Le dichiarazioni di Luigi Guida, in merito a Cesaro, sono ancora parzialmente segrete. Quelle depositate in altri procedimenti risultano ancora coperte da omissis. Non lo sono, invece, quelle del penalista casertano, che ha difeso anche il boss della Sanità. Racconta, Santonastaso, che fuori verbale Guida parlò della vicenda del Pip di Lusciano, degli interessi della famiglia Cesaro nell’affare immobiliare da 50 milioni di euro e delle manovre dei Casalesi (del gruppo Schiavone ma che si rifiutò di fare i nomi dei politici coinvolti. Nomi che fece successivamente nei colloqui con il difensore (cioè Santonastaso) e in una lettera che gli aveva inviato dal carcere. «Lui aveva coinvolto – ha detto Michele Santonastaso – il Ferraro in questa situazione, Cesaro un altro politico, mi sembra un onorevole ed aveva coinvolto l’amministrazione comunale credo di Lusciano».
Gli chiedono i pm: chiama in causa Ferraro? Chiama in causa Cesaro? In che
senso? E Santonastaso ha spiegato che l’imprenditore Emini (che sarebbe stato il “naturale” esecutore dei progetti sponsorizzati da Bidognetti) aveva chiamato Guida perché a lui era stata fatta la proposta di realizzare i progetti del Pip e quindi il boss avrebbe dovuto interessarsi per far passare il piano industriale; invece era successo che «erano intervenuti i casalesi, i casalesi nelle persone di altri camorristi, ed avevano fatto una proposta… avevano detto a Guida che questi signori avrebbero aumentato la percentuale rispetto a quella che gli avrebbe dato Emini. 1 politici avrebbero dato una percentuale maggiore, per cui lui non poteva dire di no a questi signori».

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