17.7 C
Napoli
giovedì, Maggio 2, 2024
PUBBLICITÀ

IL SANGUE DELLA CAMORRA SU NAPOLI
Raid di morte a Casavatore e Castellamare

PUBBLICITÀ


CASAVATORE. Senza esclusione di colpi. Continua la faida di camorra che negli ultimi mesi ha insanguinato la città partenopea, portando a 130 il numero delle vittime nel solo 2004. In serata sono stati commessi altri due omicidi.

Il primo va probabilmente collegato alla faida in corso tra Scampia e Secondigliano. Un uomo di 50 anni è stato ucciso in un agguato compiuto nella pizzeria «Paradiso» in via Marconi a Casavatore.

PUBBLICITÀ

La vittima dell’agguato è il proprietario della pizzeria, Vincenzo Iorio di 50 anni, residente a Scampia. Quando sono arrivati sul posto i carabinieri non hanno trovato nessuno all’interno della pizzeria. Anche i dipendenti erano scappati.

Ora gli investigatori stanno cercando di rintracciarli assieme agli eventuali avventori per ricostruire la dinamica del delitto.

Negli stessi minuti veniva uccisa un’altra persona a Castellamare di Stabia, alle porte del capoluogo. Un uomo, Ciro Iasolino, è stato freddato pochi prima delle 20 nelle propria abitazione a Castellammare di Stabia, area vesuviana a sud di Napoli.

La polizia è intervenuta sul luogo dell’omicidio, che potrebbe rappresentare una nuova ‘puntata’ della faida tra i clan stabiesi. Secondo quanto si à appreso successivamente Fasolino abitava in via Schito, una strada che si trova quasi al confine tra Castellammare di Stabia e Pompei. È stata la moglie a trovare la vittima sulla soglia di casa.

La donna ha chiesto soccorso ad una ambulanza ma all’arrivo in corsia Fasolino era già morto. Secondo gli investigatori Fasolino era un ex cutoliano, che non sarebbe stato legato ai clan di Castellammare di Stabia. La spietata esecuzione non lascia dubbi che la decisione di ucciderlo sia maturata in ambiti camorristici.

Probabilmente l’ordine è partito da un’altra zona del vesuviano, tra Pompei e Scafati dove è in atto un regolamento di conti tra i clan.




Uccisi per errore, arrestati killer dopo 4 anni



NAPOLI. Nessuno potra’ restituire alle loro famiglie Gigi e Paolo, i due ragazzi napoletani uccisi per errore a Pianura il 10 agosto del 2000. E adesso i giudici che, dopo quattro anni , hanno finalmente messo i due presunti sicari in cella devono soltanto ”buttare via la chiave”.

Lo dice Vincenzo Sequino, il padre di Luigi, che chiede che la pena sia certa per i killer. Nei confronti dei cugini Luigi e Pasquale Pesce il gip del Tribunale di Napoli ha emesso due ordinanze di custodia cautelare: cadendo in un terribile equivoco, scambiarono i due amici fermi in auto ad ascoltare musica progettando le loro vacanze per due sentinelle del clan rivale guidato dal boss Pietro Lago, a pochi passi dall’abitazione del genero, Roberto Marra.

”Ora spero che ci sia una condanna giusta – insiste Sequino – esemplare, non come quella di Rozzano. Spero che non escano di carcere tra qualche giorno”. Poi pero’ aggiunge di augurarsi anche ”che questi uomini trovino pace nel loro animo, in questi giorni cosi’ particolari, vicini al Natale”.

Sono i modi a cui, chi lo conosce da allora, e’ abituato. Oggi e’ commosso, ma Vincenzo Sequino da quattro anni vive in preda all’emozione, e trasforma quell’immenso dolore in impegno civico, sfiorando talvolta l’ossessione: lapidi, convegni, un’opera capillare di sensibilizzazione per diffondere il principio di legalita’ nel suo quartiere, fino alla nascita di un’associazione, che porta il nome di Gigi e Paolo.

E oggi raggiunge un primo traguardo, quest’uomo che in occasione del secondo anniversario aveva detto: ”Gli assassini di mio figlio sono stati identificati ma sono liberi di circolare perche’ non ci sono prove per incastrarli e perche’ l’omerta’ e’ ancora troppo forte. Faccio appello ai pentiti,qualcuno parli e ci aiuti”.

Insieme agli arresti, una risposta arriva proprio dalla procura, dal pm Luigi Frunzio che, citando le due famiglie ha detto di averci ”pensato sempre,con un certo imbarazzo”: ”Anche quando un quartiere intero mormora un nome pero’ – ha aggiunto – non si puo’ procedere senza un quadro probatorio completo”.

Le indagini, avviate all’indomani dell’agguato, non si sono mai fermate, ha spiegato il procuratore Giovandomenico Lepore che ha parlato di una ”fatalita’, per due ragazzi che si trovarono nel posto sbagliato, al momento sbagliato”.

Pianura, terza Traversa san Donato, a pochi metri dal civico 78, dove al secondo piano abitava Rosario Marra. Ma li’ vicino c’era anche la casa di Gigi Sequino che, in piena estate, da qualche sera, si dilungava in chiacchiere in auto con il suo amico Paolo, per organizzare le vacanze. Infausti illuogo e le circostanze: si avvicinano in quattro, su due ciclomotori, gli uomini del clan Marfella, ”usciti per uccidere” i nemici del clan Lago.

Vedono i due ragazzi, li scambiano per guardaspalle e accostano. L’errore persiste: a un metro e mezzo di distanza Luigi Pesce punta il fucile a pallettoni contro il giovane Sequino: ”Salvatore – dice – muori bastardo”.

Ha in mente Salvatore Racise, detto Bemar, oggi detenuto per associazione camorristica ed estorsione; e invece uccide Gigi; e Paolo anche, che al volante, al suo fianco, veniva colpito contemporaneamente da Pasquale Pesce, con una pistola calibro nove.

I pm avevano chiesto la custodia cautelare anche per un terzo cugino dei presunti sicari, Eugenio Pesce, alla guida di uno dei due ciclomotori (l’altro conducente, Carmine Pesce, anche lui un cugino dei primi tre, e’ morto in uno scontro a fuoco lo scorso 24 febbraio). Ma il gip ha ritenuto che non vi fossero sufficienti elementi per il provvedimento restrittivo.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Aggredisce il padre del titolare del bar a Napoli, arrestato 25enne senzatetto

Aggredisce il titolare del bar a Napoli, arrestato 25enne senzatetto. Ieri mattina i carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli...

Nella stessa categoria