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giovedì, Maggio 2, 2024
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MUORE DI TETANO, VENTI MEDICI INDAGATI PER OMICIDIO COLPOSO
Al San Giuliano di Giugliano e alla Villa dei Fiori di Mugnano
Ucraino scaricato dal «caporale» dopo un incidente sul lavoro

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GIUGLIANO. Venti medici indagati per omicidio colposo. Succede all’ospedale San Giuliano di Giugliano e alla clinica Villa dei Fiori di Mugnano. Sotto inchiesta i sanitari che hanno curato un paziente ucraino morto per tetano dopo un incidente sul lavoro. La vittima, Pavlo Butchyk, 30 anni, è spirata dopo tredici giorni di degenza tra i due ospedali. Una storia drammatica, la sua. Una storia difficile da decifrare. Una storia che se non fosse vera sembrerebbe uscita dalla fantasia di uno scrittore. C’è di tutto: lavoro nero, razzismo, mistero. E un presunto caso di malasanità. Tutto comincia il 7 aprile scorso. Pavlo, 30 anni non ancora compiuti, è al cimitero di Giugliano, in via Verdi. Sono da poco trascorse le 7 del mattino: all’ingresso del camposanto si radunano gli extracomunitari in cerca di un lavoro in campagna o nei cantieri edilizi della zona. C’è tanto lavoro nel Giuglianese, e Pavlo di lavoro ne ha bisogno, lui che è in Italia senza un permesso di soggiorno. Non importa che le poposte siano rigorosamente a nero, Pavlo accetta tutto quello che gli capita. E quel giovedì di inizio aprile il 30enne viene «reclutato» da un muratore. L’ucraino lavora per qualche ora in un cantiere edilizio: sale e scende dalle scale, trasporta i secchi di calce impastata. Poi l’inizio della tragedia. Pavlo cade da un’impalcatura, batte la testa a terra, perde sangue. Il datore di lavoro non ne vuole sapere di portarlo in ospedale, ha paura di avere grane con la legge. E così riaccompagna l’ucraino al cimitero di Giugliano, lì dove l’aveva «reclutato». «Noi non ci siamo mai conosciuti», avrebbe intimato il «caporale» al 30enne prima di fuggire a tutto gas. E’ mezzogiorno. Pavlo sta male, il sangue continua a scorrere, ma ha la forza di afferrare il cellulare e chiamare l’amico connazionale col quale condivide l’appartamento. L’amico arriva, cerca di tamponare le ferite più gravi. Poi lo accompagna alla Villa dei Fiori, una clinica convenzionata di Mugnano. Qui i medici gli riscontrano una profonda lesione osso-traumatica alla fronte e al ciglio destro. I sanitari gli medicano le ferite, lo tengono sotto controllo. Il suo sembra un caso grave, ma dopo cinque giorni di ricovero l’ucraino viene dimesso. Pavlo torna a casa, ma dopo un po’ ricomincia a stare male. Ha violente contrazioni muscolari, febbre alta, sudorazione eccessiva. Tutti i sintomi del tetano. Il 30enne viene accompagnato dal «solito» amico all’ospedale San Giuliano di Giugliano. E’ il 13 aprile. I medici gli prestano le prime cure in pronto soccorso, poi lo trasferiscono in rianimazione. Una agonia terribile, quella dell’ucraino. Sette giorni di degenza prima di morire. La fine arriva alle 7,40 del 20 aprile. «Abbiamo fatto l’impossibile per salvarlo. Quando il paziente è arrivato, il tetano era già in stato avanzato», dice Anna Punzo, direttrice sanitaria dell’ospedale. Il caso, però, insospettisce la polizia. Gli agenti del Commissariato di Giugliano, diretti dal vicequestore Maurizio Fiorillo e dal commissario Domenico Chiacchio, aprono un’inchiesta. In mano hanno pochissimi elementi: sanno del ricovero al San Giuliano e del sospetto tetano. Del caso viene informato il pm Monica Campese della procura di Napoli che subito dispone l’autopsia. Intanto l’ispettore Patrizio D’Auria, responsabile dell’ufficio stranieri del Commissariato, cerca di risalire all’origine della vicenda. Un po’ alla volta la storia viene a galla. E così si scopre dell’incidente sul lavoro, dell’omissione di soccorso da parte di un «caporale» non ancora identificato, dell’amico connazionale, del ricovero alla clinica di Mugnano, del tetano non diagnosticato in un primo momento. Vengono sequestrate le cartelle cliniche dei due ospedali, mentre il pm iscrive nel registro degli indagati 20 medici: 12 del San Giuliano e 8 della Villa dei Fiori. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo.

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