16.2 C
Napoli
giovedì, Maggio 2, 2024
PUBBLICITÀ

Che batosta per gli Scissionisti, celebrato il funerale della generazione di camorristi

PUBBLICITÀ

La faccia incredula degli
imputati la racconta meglio
di mille parole. Nel primo
pomeriggio di ieri, nell’ampia
aula bunker Ticino 1 del
carcere di Poggioreale, si
consuma il funerale della
generazione di camorristi
che tra il 2011 ed il 2013
hanno dato vita alla terza
guerra di camorra all’ombra
delle Vele.

Dei 49 imputati
nessuno è stato assolto. Il
giudice per le indagini preliminari
Francesca Ferri
del Tribunale di Napoli ha
sposato appieno il teorema
accusatorio del pubblico ministero
antimafia Maurizio
De Marco ed ha fatto piovere
sulla testa degli esponenti di
tre clan di Scampia ben 651
anni di reclusione. Una mazzata.
Ché le pene disposte
per ciascuna posizione sono
state altissime. In sette casi
sono stati sentenziati ben
20 di reclusione, il massimo
possibile alla luce dei reati
contestati e del tipo di giudizio
scelto, il rito abbreviato
che prevede lo sconto di un
terzo della pena. Nessuno
ha fiatato. Nessuna protesta
verbale. Il verdetto è stato
un pugno in pieno stomaco.

Di quelli che ti tolgono il
respiro. Finisce così il processo
sullo scontro tra gli
Abete-Abbinante-Notturno e
il gruppo Vanella Grassi-Leonardi.
Uno scontro apertosi
quando le due compagini
rivali si sono staccate dalla
‘madre’ Amato-Pagano
rivendicando autonomia
gestionale sulle piazze di
spaccio di Scampia. Uno
scontro fatto di botta e risposta
di agguati, alcuni mortali
e altri falliti, e di ‘stese’
armate. Nel mezzo lo spaccio
di droga che fa girare l’economia
dei clan della camorra.
Le intercettazioni ma
soprattutto le dichiarazioni
di un plotone di pentiti, che
ancora una volta incassa il
prezioso attestato di attendibilità,
hanno consentito
alla procura di mettere sul
tavolo un rosario di reati che
vanno dall’associazione di
stampo mafioso, al traffico
di sostanze stupefacenti, al
tentato omicidio passando
per gli spari in luogo pubblico
e la detenzione illegale
di armi.

PUBBLICITÀ

E quel materiale si
è trasformato in verità processuale.
Una verità costata
cara a Michele Silvestro,
Antonio Di Gennaro, Gennaro
Iorio, Salvatore Aurilio
e Salvatore Piedimonte, tutti
del gruppo Leonardi, nonché
ad Antonio e a Raffaele
Mincione che invece erano
al soldo degli Abete-Abbinante-Notturno:
ciascuno
di loro ha rimediato 20 anni
per reati diversi. Silvestro,
Piedimonte (ferito nell’agguato
dell’agosto 2012 che
portò alla morte di Gennaro
Ricci, affiliato alla Vanella
Grassi) e Aurilio sono stati
riconosciuti colpevole di associazione
mafiosa per aver
fatto parte del clan Leonardi,
di droga ma anche del
tentato omicidio di Giovanni
Esposito ‘o muort, il ras degli
Abete-Abbinante-Notturno
rimasto ferito nell’agguato
del 4 luglio del 2012. Per
il tentato omicidio Esposito
sono stati condannati anche
Francesco Barone (figlio di
Carmela Attrice, la donna
uccisa nella prima faida di
Scampia perché non voleva
lasciare la casa ubicata nelle
Case Celesti, fortino dei Di
Lauro), Vincenzo Dati, il
pentito Rosario Guarino (al
secolo ai vertici della Vanella
Grassi), e i collaboratori
di giustizia Antonio e Felice
Leonardi. Il raid è contestato
anche al boss della Vanella
Antonio Mennetta e a
Roberto Manganiello, che
hanno scelto il rito ordinario
e sono stati rinviati a giudizio.
Antonio Di Gennaro,
invece, è stato condannato
per associazione mafiosa
e droga. Pena severa pure
per Angelo Marino, cugino
del ras Gennaro Marino ‘o
MacKay: 15 anni e 4 mesi
per lui, che – al pari di
Barone e Manganiello – è
chiamato a fare i conti, in un
altro processo, con l’accusa
di aver avuto un ruolo nel
duplice omicidio di Fulvio
Montanino e Claudio Salierno,
delitto che nell’ottobre
del 2004 sancì l’inizio della
faida tra i Di Lauro e l’ala
scissionista guidata dagli
Amato-Pagano.
Nicola e Raffaele Mincione,
in quota agli Abbinante,
sono stati condannati a 20
anni a testa per associazione
di stampo mafioso. Per altri
esponenti del clan (Luca
Dell’Annunziata, Salvatore
Dell’Aversana e i pentiti Carmine
e Gaetano Annunziata)
la condanna è arrivata in
relazione alla ‘stesa armata’
del 4 luglio del 2012 seguita
all’agguato ai danni di
Giovanni Esposito ‘o muort.
Per armi ha incassato una
nuova condanna anche il
24enne Umberto Accurso,
il baby boss della Vanella
Grassi che sta già scontando
una pena, definitiva,
ad otto anni di reclusione
per associazione di stampo
mafioso. Accurso, arrestato
a maggio dopo due anni di
latitanza e attualmente detenuto
in regime di carcere
duro, è imputato in un altro
procedimento per il duplice
omicidio dei fratelli Carlo
e Antonio Matuozzo, ed è
indagato per il duplice omicidio
di Raffaele Stanchi e
di Luigi Montò.

fonte: Metropolis

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Ragazzini accoltellati all’Arenile, il fermato è il figlio del ras della Vanella Grassi

Finora nessun coinvolgimento diretto in dinamiche criminali. Ma una parentela ‘importante’ dal punto di vista criminale, quella di essere...

Nella stessa categoria