Niente sparatorie nè agguati, il clan Di Lauro si è imborghesito e punta a riconquistare il potere non con la violenza ma con i soldi. Questa la pista battuta dagli inquirenti sulla cosca di Secondigliano che si è rinforzata grazie a scarcerazioni eccellenti, tra qui quella di Ferdinando Emolo, che si aggiunge a quella di Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo e suo ‘erede naturale” alla guida del clan, e Giovanni Cortese, che all’epoca della faida con gli Amato-Pagano era stato il portavoce di Cosimo Di Lauro. Con loro in libertà, spiegano gli investigatori. la struttura della cosca ha riacquistato buona parte della sua forza, soprattutto se si considera che lo schieramento rivale. il ‘cartello scissionista”, si è sgretolato a causa dell’azione dello Stato e delle guerre intestine.
Eppure di questa situazione di vantaggio -come riporta Cronache di Napoli- i Di Lauro sembrano non volerne approfittare, ma bensì hanno deciso di assumere un basso profilo. Dalle informative di polizia e carabinieri emerge, infatti, che diverse attività commerciali sono state rilevate da persone appartenenti all’organizzazione cosi come, ma al momento è solo un’indicazione, sarebbe stata ricostruita la rete estera dei ‘magliari’, altra importantissima fonte di guadagno per gli uomini dei Di Lauro. Non sono emerse, invece, implicazioni del clan in attività criminali come lo spaccio di droga e, anche quando qualche suo presunto affiliato è stato ‘pizzicato’ in flagranza, è accaduto lontano da Secondigliano. Il motivo, secondo quanto appreso dagli investigatori, è che l’ordine impartito da Vincenzo Di Lauro, attuale reggente della cosca, sarebbe quello di ‘tenersi lontano dai guai”. Una decisione presa anche per rendere più agevole la latitanza del fratello Marco, ormai in fuga dal 2004.
