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sabato, Aprile 27, 2024
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DALLA PASTA ALLE FOTO MMS: STORIA DEL «VOTO DI SCAMBIO»

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La pratica del voto di scambio, il metodo
per cui in cambio di danaro, favori, piaceri, un
uomo politico o un partito riceve il proprio voto
trova a Napoli la capitale, l’origine della prima
strutturazione sistematica di una prassi divenuta
ormai organica alla democrazia italiana.
Comeveniva segnalato negli atti della Commissione
parlamentare antimafia nel 1992 presieduta
da Luciano Violante, la legge elettorale
del 1953 che disciplina e reprime il voto di
scambio nasce proprio dall’inizio dell’esperienza
del laurismo a Napoli. Una prassi divenuta
leggenda: gli uomini del comandante Achille
Lauro a una settimana dalle elezioni distribuivano
pacchi di pasta, scorte di frutta, barattoli
di pelati e sacchi di patate. C’è poi la celebre
storia delle scarpe regalate, la sinistra prima
delle elezioni, la destra a risultato ottenuto.
Successivamente i meccanismi di scambio di
voto sono divenuti assai più sibillini, complessi,
a volte imperscrutabili.ANapoli, negli anni
’90, l’ex procuratore capo Agostino Cordova
scriveva: «Si tace del voto di scambio politico-
mafioso, reato del tutto virtuale date le sue
rarissime apparizioni ufficiali, pur essendo a tutti
noto che i mafiosi e le loro vastissime articolazioni
non solo votano,masoprattutto fanno votare:
per chi, é un mistero permanente e non mai
affrontato. Eppure la legge punisce solo la promessa
di voti contro erogazione di denaro, e non
anche di qualsiasi altra utilità, non essendo stata
approvata tale ipotesi alternativa, su iniziativa
dell’allora Ministro di Grazia e Giustizia in sede
parlamentare».
Negli anni ’90 la trasformazione di camorra,
mafia, ’ndrangheta e sacra corona unita in
holding imprenditoriali mutò anche le logiche
di scambio. In Calabria negli anni ’80 le cosche
distribuivano in cambio dei voti benefici modesti,
come i buoni benzina, a Napoli i pacchi di
pasta. Negli anni ’70 e ’80 era in voga anche il
gioco delle combinazioni delle preferenze:
quattro numeri secondo una sequenza particolare,
oppure all’interno dei quattro numeri un
numero che nessun altro votava. Poi le cose
cambiarono profondamente. E per la camorra
imprenditrice merce di scambio divennero gli
appalti pubblici tagliati su misura per le sue
imprese di riferimento, il controllo dei posti di
lavoro sul territorio, la fornitura di calcestruzzi.
Dopo la morte dei magistrati Falcone eBorsellino
venne approvata una legge ancor più
severa, la 416 ter, che puniva per associazione
mafiosa chiunque promettesse, per ottenere
consensi elettorali, non solo denaro, ma anche
e soprattutto concessioni, autorizzazioni, appalti,
contributi, finanziamenti pubblici o qualsiasi
profitto illecito. Carmine Alfieri il boss
della Nuova Famiglia, il cartello camorristico
che sconfisse laNCOdi Cutolo, una volta pentitosi
raccontava che gli uomini politici si mettevano
in fila, quando lui aNola li riceveva nel
suo ufficio, come una sorta di manager, per
promettergli vantaggi e affari in cambio di un
suo appoggio alle elezioni. Oggi la grande differenza
tra camorra e Cosa Nostra è che mentre
per i siciliani il capo-mandamento, il mafioso
ha un profilo politico e gli affari dell’organizzazione
mafiosa si articolano nella relazione tra
politica e clan, i gruppi campani capaci di strutturarsi
in organizzazioni imprenditorial- criminali
arrivano alla politica attraverso il business
e non al business attraverso la politica. In questo
caso è il politico ad andare dal camorrista,
e non viceversa.
Oggi il voto di scambio si è tecnologizzato
come denunciato nel 2003 durante le elezioni
regionali a nord di Napoli, dove gruppi legati
all’Alleanza di Secondigliano pagavano agli
elettori che avevano votato per i candidati da
loro protetti ma soltanto dopo che i votanti
avessero mostrato la prova: la fotoMms della
scheda elettorale fatta con i cellulari all’interno
del seggio . La precarizzazione ha persino
inabissato il valore del voto. Quello che prima
veniva dato in cambio di un favore, di un lavoro,
di una sostanziosa fornitura di cibo, ora è
svalutato. Il massimo della tecnologia unita al
minimo del dispendio. Oggi la camorra compra
un voto ad un prezzo medio di 50 euro.




ROBERTO SAVIANO – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – BOLLETTINO ANTICAMORRA APRILE 2006

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