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martedì, Maggio 21, 2024
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CAMORRA MARANO. «Lo dovevamo uccidere, poi si suicidato in carcere». Il pentito racconta il retroscena sull’omicidio mancato

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Il pentito Roberto Perrone ha ricostruito gli scenari che hanno portato il clan Orlando a diventare, da costola dei Nuvoletta, a clan egemone a Marano. “Dal 2008 in poi sono Antonio e Raffaele Orlando gli esponenti di spicco della famiglia – racconta il pentito.
Il gruppo Orlando era uno dei gruppi più potenti; ciò sin dall?origine ed in ragione dei rapporti di parentela esistenti proprio con Nuvoletta Lorenzo.
Nel 1997 quando esco dal carcere, trovo la situazione dei rapporti di forza tra il Clan Polverino e Nuvoletta: non solo il primo si era affermato a discapito del secondo ma anche gli Orlando, storica costola dei Nuvoletta, si andavano sempre più avvicinando al Clan Polverino. Ciò era
il frutto di una precisa strategia per indebolire la storica famiglia dei Nuvoletta”.
Poco dopo si tenne un summit a Viticella, a cui parteciparono Polverino Giuseppe e Cerullo Sabatino che accompagnava i tre Orlando, ovvero Orlando Raffaele detto “PAPELE”, Orlando Antonio detto “MAZZOLINO”, che era latitante e Armandino, nipote prediletto degli Orlando
“Nell’occasione ARMANDINO portò a POLVERINO Giuseppe una serie di omaggi consistenti in prodotti tipici quali mozzarelle di bufala, salsicce e altri prodotti caseari; egli precisò che si trattava del prodotto delle sue attività.
POLVERINO Giuseppe accettò di incontrare ARMANDINO e di farlo entrare nel gruppo apicale del clan, non solo perché ARMANDINO era legato da rapporti parentali agli ORLANDO, ma anche perché in questo modo voleva rafforzare la sua unione con gli ORLANDO.

La riunione ebbe per oggetto il rafforzamento dell?alleanza dei POLVERINO con gli ORLANDO, dando a questi ultimi la sicurezza che avrebbero avuto sempre i POLVERINO alle spalle in qualsiasi attività contro il nuovo gruppo NUVOLETTA, capeggiato da “?O LEPRE”: qualsiasi cosa fosse loro servita, ci avrebbero avuto alle spalle, in quanto “meglio un dubbio oggi che un problema domani”.
Tra gli obiettivi c’era anche quello di ammazzare Filippo Palumbo, ma come racconta Perrone: “Non lo arrivammo ad ammazzare in quanto egli fu arrestato e, dopo una settimana, si impiccò nel carcere di Firenze”.
Le riunioni si svolgevano all’interno di un fabbricato a Marano di Napoli, di fronte ad un noto bar a cui si accedeva a un portone che portava a un doppio cortile.
“Gli ORLANDO ci rassicuravano sull?estrema sicurezza del sito in quanto il fabbricato era dotato di una sorta di “uscita di sicurezza” che dava su via Lazio.

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