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«L’omicidio di Desirée è stato di gruppo»

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Attirata in trappola con la scusa di vedere tre gattini appena trovati.
Arrestati Mattia e Nico, due minorenni amici di Nicola. L’accusa: loro la tenevano ferma, lui ha colpito. Volevano stuprarla


BRESCIA – Volevano violentarla, invece l’hanno massacrata a coltellate. Poi hanno tentato di smembrare il corpo, per farlo sparire più agevolmente. Le indagini dei carabinieri accendono un faro sull’omicidio di Desirée Piovanelli, 14 anni, e anche altri due giovani di Leno vanno in carcere. Dopo Nicola, 16 anni, arrestato venerdì, da ieri dietro le sbarre sono finiti anche Nicola, stesso nome e età del primo (gli amici lo chiamano Nico), e Mattia, 14 anni. Per tutti l’accusa è di omicidio premeditato e aggravato dai futili motivi. Interrogati al Tribunale dei minori davanti ai genitori, sono caduti in contraddizione più volte, accusandosi l’un l’altro.

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LA SVOLTA – Ieri doveva essere il giorno della convalida del fermo di Nicola. Che nell’aria si muovesse qualcosa di altro lo si era sospettato già dal giorno prima, quando un investigatore era apparso perplesso sulla confessione del ragazzo, autoaccusatosi dell’omicidio. Quella versione, ma soprattutto la dinamica del delitto, non convincevano. Nicola ieri è stato interrogato due volte: prima dal gip Laura D’Urbino, dopo dal procuratore per i minori Emilio Quaranta e dal suo sostituto Simonetta Bellaviti. Silenzio entrambe le volte. La prima si è avvalso della facoltà di non rispondere, la seconda ha detto di non essere in grado di sostenere l’interrogatorio. Ma lui le sue ammissioni le aveva già fatte, mettendo subito nei guai Mattia. Mentre il gip lo interrogava, a pochi metri, nelle stanze della procura, i pm cercavano di ottenere risposte da Mattia e da Nico. Il primo ha confessato in lacrime, il secondo, considerato di carabinieri il leader del branco, no. Ma gli indizi li inchiodano. Ora che i tre presunti responsabili sono in carcere, si fa definito il quadro di quello che è successo a Desirée e di come i carabinieri sono arrivati al terzetto.

TRE GATTINI – Sono le 15 di sabato 28 settembre quando il telefonino di Desirée Piovanelli trilla. E’ Nicola che chiama per darle appuntamento. Si erano visti qualche ora prima e lui le aveva detto di aver trovato tre micini. Lei va matta per i gatti, sono ritratti perfino sulla cover del suo telefonino. «Vediamoci al casolare». Nico sa di lanciare un’esca alla quale Desirée non sa resistere e lei finisce nella trappola e pure con impazienza, visto che chiama otto volte Nico al telefonino per confermare l’incontro. Un’ora dopo (ma i tempi non sono ancora certi) entra in quel casolarea 150 metri da casa. I due Nicola la aspettano al primo piano. Nico è nascosto.

AGGRESSIONE – Il mosaico della ricostruzione dei carabinieri del comando di Brescia e della compagnia di Verolanuova non ha ancora tutte le tessere al suo posto, ma gli investigatori sono certi che i due sedicenni aggrediscono Desirée, forse dopo averle rivolto pesanti apprezzamenti ai quali la giovane avrebbe risposto con «sei più stupido degli altri», sputato in faccia a Nicola. Ai due bruti si aggiunge il terzo, Mattia, reduce da una partita di pallone. Nicola tira fuori il coltello che un’ora prima aveva acquistato nel supermercato del paese. Minaccia la ragazza, vuole violentarla. Forse tenta di legarla con del nastro adesivo. Lei si ribella, sfugge, riesce quasi a farcela dopo aver sceso le scale, ma i tre la riacciuffano, la riportano su. Mentre Nico e Mattia la trattengono per le braccia e le tappano la bocca con le mani, Nicola le sferra la prima coltellata che le trapassa il torace per 16 centimetri forandole un polmone e interrompendole la respirazione e con essa la possibilità di gridare. Con l’ultimo anelito di vita, Desirée riesce a fuggire di nuovo, si lancia verso una finestra, vuole gettarsi giù. Nicola la raggiunge e vibra un’altra coltellata alle spallee un’altra ancora e poi altre due. Desirée cade a terra, morta. I tre amici denudano la ragazza, le tolgono pantaloni e giubbino. Le abbassano le mutandine, le alzano la maglietta. Vogliono che chi ritroverà quel cadavere pensi ad un’aggressione a sfondo sessuale.Prendono il corpo e lo trascinano per le braccia e lo rinchiudono in uno sgabuzzino che sta in cima a una scala. Vanno via e tornano a casa. Come nulla fosse, si rivedono al bar.

IL MESSAGGIO – E’ domenica 29 settembre e l’allarme per la scomparsa di Desirée è già scattato. Nicola crede di depistare le indagini sul fidanzatino di Desirée inviando un messaggio sms al telefonino del fratello della vittima: «Non vi preoccupate, sto bene. Sono con Toni». Per inviare quell’sms usa una scheda che aveva trovato un paio di mesi prima in un campeggio di Jesolo, dove era stato in vacanza con la famiglia. E’ il suo errore più grave. Tornano al casolare, forse tutti e tre. Nicola riprende il coltello e tenta di tagliare a pezzi il corpo di Desirée. Non ci riesce. A questo punto Mattia, il più giovane, non regge e sviene(anche questo non è ancora verificato). Il cadavere viene messo nello sgabuzzino mentre vestiti e coltello vengono sotterrati a più di tre chilometri di distanza.

LA SCHEDA – I carabinieri hanno seguito il filo telematico di quella scheda telefonica, rintracciando le persone che con essa erano state contattate in un viaggio che va da Trieste alle Marche, finché si sono imbattuti in due sms lanciati da un campeggio di Jesolo ai cellulari di due ragazzine di Leno. Rintracciato il proprietario del campeggio, gli hanno fatto aprire i registri delle presenze: c’è il nome del padre di Nicola. E’ giovedì 3 ottobre e il cerchio si è chiuso. «Lucidità e freddezza», coglie il gip D’Urbino nella personalità di Nicola. Ora dovrà esprimersi sui due complici.


Giuseppe Guastella – Corriere della Sera –
8 ottobre 2002

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