Amante dei viaggi e della bella vita. Desideroso di riportare ai vecchi fasti la sua famiglia. Ansioso di istituire una nuova piazza di spaccio a suggello di questa sua volontà. Di Nicola Notturno si è detto tanto in queste settimane: della sua ambizione e della sua volontà di scrivere il suo personale ‘Romanzo criminale’. Una narrazione interrotta sotto l’androne di uno degli stabili delo lotto T/A ‘feudo’ dei ‘vettori’ (nomignolo dei Notturno).
Il sibilare delle pallottole e il ragazzo che cade sotto la gragnuola di colpi. Poi solo silenzio. Silenzio che aiuta gli investigatori a tessere le trame di ciò che è accaduto e cioè che Nicola Notturno era già nel mirino dei suoi killer addirittura la sua posizione si era indebolita dopo il pentimento dello zio, Gennaro Notturno ‘o sarracino, un ‘pezzo da novanta’ della camorra che osò sfidare l’Ancient regime del clan Di Lauro. La morte di Nicola non è dovuta direttamente alla scelta dello zio ma (e gli inquirenti ne sono convinti) ne è stata agevolata: il giovane ras «voleva fare tutto da solo, voleva sempre più spazio e autonomia» come suggerito da un investigatore e soprattutto le sue scelte si erano andate scontrando con quelle delle altre famiglie che operano nell’area nord, «gente di Secondigliano e del quartiere, gente a cui forse doveva anche dei soldi, personaggi che operano nel Sistema». E così i riflettori si sono accesi sul gruppo Grimaldi di San Pietro a Patierno, gli ‘eredi’ di Bombolone ma anche sui loro alleati, gli Amato-Pagano con cui da mesi hanno riallacciato rapporti e sul gruppo Ciccarelli di Caivano (legato da legami di parentela con gli Abete-Abbinante).
