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martedì, Aprile 30, 2024
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ASSASSINATO IL GENERO DI LORENZO NUVOLETTA

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Lubrano jr ucciso come un padrino

MARANO – Lo hanno ammazzato come si uccide un grande boss, con le armi e la potenza che si riserva ai padrini. E lui, Raffaele Lubrano, padrino lo era davvero. Figlio di un potentissimo capocamorra, aveva anche sposato la figlia di Lorenzo Nuvoletta. E gestiva affari e imprese anche in virtù della fedina penale immacolata, che non aveva salvato, però, né lui né i suoi beni da sospetti, indagini e confische. La vita e la carriera criminale di don Raffaele si sono concluse ieri sera alle 9, nella «sua» Pignataro, un feudo che amministrava assieme all’anziano padre e al fratello Giuseppe, arrestato per estorsione alla fine dello scorso agosto. Stava tornando a casa, nella villa di contrada Taverna, quando un’Alfa 164 gli si è parata davanti a via Veneto. Dall’auto sono partite le prime scariche di pallettoni; Lubrano ha cercato di scappare. L’inseguimento è durato almeno 500 metri, un percorso ricostruito dai carabinieri del Reparto operativo di Caserta anche grazie alla scia di bossoli (tra cui, pare, anche quelli di proiettili esplosi da una mitraglietta) è si è concluso in via Latina, dove l’uomo è stato raggiunto e ammazzato. Almeno quattro gli uomini del commando, che si sono dileguati in un attimo e che hanno subito dato alle fiamme la vettura, poi ritrovata in località Areanova. Per beffa o per sfregio, in un fondo – che fino alla confisca era appartenuto proprio alla famiglia Lubrano.
Geometra, titolare di un’impresa edile, Raffaele Lubrano aveva 44 anni. Aveva sposato Rosa Nuvoletta – dalla quale ha avuto quattro figli – quando era ancora ragazzo, saldando con il legame di sangue un’alleanza che si sarebbe rivelata determinante per l’esecuzione dell’omicidio di Franco Imposimato, fratello di Ferdinando, all’epoca giudice istruttore a Roma. Era il 1983. Il padre di Raffaele Lubrano, Vincenzo, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di S. Maria per quell’omicidio. In Appello l’assoluzione, recentemente annullata dalla Cassazione. Ad eseguire l’omicidio, è detto nella sentenza definitiva, sarebbe stato, tra gli altri, Antonio Abbate, figlio della sorella di Vincenzo Lubrano.
Ma proprio Raffaele è stato recentemente tirato in ballo in un vecchio omicidio, quello di tal Martinelli. Ne ha parlato nel processo Spartacus il pentito Carmine Schiavone: un’informazione inedita e di particolare gravità. Quel Martinelli è fratello di un noto e pericoloso affiliato al clan dei Casalesi. E quel delitto non aveva, sinora, né movente né responsabili. Che sia questa o meno la ragione dell’omicidio di ieri, resta il fatto che non potrà non modificare gli equilibri camorristici della provincia di Caserta. Aprendo, forse, un nuovo fronte di guerra.

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ROSARIA CAPACCHIONE – Il Mattino 15 novembre 2002

ROSARIA CAPACCHIONE

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