La città dove arrivano i terroristi. San Marcellino, paesino del Casertano, conta appena 15mila abitanti, eppure è qui che sembra essersi creato un polo di attrazione per gli jihadisti. L’edizione online de Il Mattino dedica ampio spazio all’arresto dell’algerino Mourad Sadaoui. Di seguito riportati i dettagli svelati dal quotidiano napoletano.
Sadaoui è solo l’ultimo dei soggetti orbitanti nelle località dell’agro-aversano finiti all’attenzione dell’intelligence. Nel mirino dell’Antiterrorismo ci sono stati due tunisini, l’imam della moschea locale e, nel 2016, in quello stesso centro islamico di San Marcellino, fu arrestato Edine Khemiri che su Facebook si professava «seguace dell’Isis a vita» e che aveva tentato di comprare alcuni kalashnikov dal clan dei casalesi. Rapporti quelli tra jihadisti e criminalità organizzata che negli ultimi anni sembrano essere divenuti sempre più frequenti. Ma in un rapporto d’intelligence – che Il Mattino ha potuto visionare – la rete di jihadisti più folta, con frequenti passaggi sul territorio Casertano, è formata per gran parte da algerini, la stessa nazionalità del foreign fighter catturato ieri.
Il passato del soldato dell’Isis:
«Giocava alle slot machine al bar»
«Appariva sempre come in uno stato di intontimento, di paura. Giocava quei pochi soldi che aveva alle slot machine. Non faceva gruppo con gli altri, qui ci sono una marea di albanesi e algerini che bevono birra e si ubriacano anche. Lui era silenzioso, diverso». A Cancello Scalo c’è un bar. Sul tavolino, il titolare indica la foto di Mouran Sadaoui pubblicata dal giornale che viene comprato per i clienti. «Sì, lo vedevo da queste parti, ma veniva in orari strani, non si capiva cosa facesse in giro», racconta il barista. Mouran Sadaoui, algerino di 45 anni, è accusato di essere un terrorista islamico. Sul suo capo pende una condanna per aver combattuto per lo Stato islamico in Siria nel 2014. In quell’anonimo bar di Cancello Scalo, la polizia lo aveva pedinato e osservato per mesi, prima di catturarlo venerdì scorso.
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