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sabato, Aprile 27, 2024
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Assalti ai portavalori e racket al mercato ittico, 44 indagati nel clan: “Anche il mare è nostro”

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Vasta operazione antimafia nel foggiano contro un gruppo di criminali dediti allo spaccio di droga. I carabinieri dei Ros hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per 32 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi e stupefacenti, tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, intestazione fittizia, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione. – La mafia aveva assunto il controllo del commercio ittico di Manfredonia, imponendo ai pescatori la vendita del pesce alle società controllate dall’organizzazione, nella convinzione che “il mare è nostro” diceva in una intercettazione Pietro La Torre, uno dei capi clan finiti oggi in carcere nell’ambito di una indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Bari.
In 32 sono stati arrestati, 26 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, su complessivi 44 indagati. Tra questi ci sono pregiudicati e imprenditori compiacenti.

L’inchiesta coordinata dai pm Ettore Cardinali, Luciana Silvestris, con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Giannella e del procuratore Roberto Rossi e in collaborazione con il sostituto della Direzione nazionale antimafia Giuseppe Gatti, è partita nel luglio 2017. In quattro anni, grazie a intercettazioni, attività tecniche, pedinamenti e dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, gli inquirenti hanno accertato che il gruppo mafioso, per la prima volta riconosciuto tale, dei Romito-Lombardi-Ricucci, aveva il monopolio del mercato del pesce a Manfredonia e controllava anche attività pastorizie e agroalimentari, nella zona di Mattinata, realizzando truffe all’Inps e all’Unione europea. Le indagini hanno documentato poi l’operatività del gruppo nel settore del traffico di stupefacenti, in particolare cocaina, nel settore della ristorazione per riciclare il denaro sporco e in quello degli assalti ai portavalori.

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I carabinieri hanno sequestrato contestualmente agli arresti beni per quasi 7 milioni di euro, tra mobili, immobili e le due società gestite dal clan, Primo Pesca e La Marittica.

A capo dei gruppi criminali ci sarebbero stati Pietro Latorre, Pasquale Ricucci e Matteo Lombardi. Quarantaquattro in totale gli indagati per associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi, traffico di stupefacenti, tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, intestazione fittizia, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso. Tra loro anche alcuni imprenditori, che rappresentavano la faccia pulita del clan: “Vi dovete fidare di noi, si creano società pulite, si pagano le tasse e nessuno ci può rompere…” dicevano nelle intercettazioni.

Sono 48 in tutto le persone indagate: nell’ordinanza “Omnia Nostra” firmata dal gip del Tribunale di Bari, figurano Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Salvatore Borgia, Luigi Bottalico, Luciano Caracciolo, Adriano Vincenzo Carbone, Lorenzo Caterino, Leonardo Ciuffreda, Alessandro Coccia, Danilo Della Malva, Giuseppe Della Malva, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Raffaele Salvatore Fascione, Emanuele Finaldi, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello, Giuseppe Pio Impagnatiello, Antonio La Selva, Pietro La Torre, Pasquale Lebiu, Catello Lista, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Umberto Mucciante, Francesco Notarangelo, Alexander Thomas Pacillo, Salvatore Palumbo, Massimo Perdonò, Andrea Quitadamo, Antonio Quitadamo, Marco Raduano, Bruno Renzulli, Pietro Rignanese, Mario Scarabino, Giuseppe Sciarra, Moreno Sciarra, Francesco Scirpoli, Giovanni Surano, Salvatore Talarico, Gaetano Vessio e Antonio Zino.

 

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