Emilio Solimene sapeva di essere finito nel mirino del clan Ciccarelli. Un particolare contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare che qualche giorno fa è stata notificata a quattro esponenti del gruppo Ciccarelli di Caivano tra cui il ras Antonio. Quest’ultimo aveva messo nel mirino Solimene credendo un suo coinvolgimento nell’omicidio di Mattia Iavarone, l’ex gestore della piazza del Parco Verde. A raccontare ai magistrati questo retroscena il collaboratore di giustizia Gennaro Masi che ha spiegato che «Un’ora dopo essere stato scarcerato, Antonio Ciccarelli aveva convocato al proprio cospetto Corrado Schiavoni, Antonio Cocci, Emilio Solimene e un’altra persona. Ciccarelli chiese ai quattro chi avesse ucciso Mattia Iavarone durante la propria detenzione. Ciccarelli voleva sapere chi lo avesse ucciso. Non si è mai avuta risposta». Emilio Solimene forse allora capi di essere finito nel mirino.
Un altro collaboratore di giustizia Amodio Marrone ha chiarito questo aspetto:«Qualche giorno prima che venisse commesso l’omicidio di Solimene, mi recai personalmente presso l’abitazione della madre del Solimene, la quale abita nello stesso palazzo dove dimora Massimo Gallo e precisamente al 13° piano, e le consigliai caldamente di far llontanare il figlio, perché avevo appreso da tale MARCO (Marchetiello, Marco Vasapollo ndr) che costui insieme ad altri aveva intenzione di ucciderlo. Qualche giorno prima infatti sentii Marchetiello che dal piano di sopra parlavo ad alta voce. Aveva notato Solimene Emilio che stava girando con il suo Transalp attorno al cortile. Anche io notai Solimebe. Potei udire personalmente Marchetiello il quale, commentando la scena di Solimene, disse: “Giro, gira, tanto tra tre o quattro giorni ti devo schiattare la cupa”. Udita questa affermazione, pensai di avvertire lo madre del Solimene».
