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lunedì, Maggio 20, 2024
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Blitz contro i falsari di 50 euro tra Ponticelli e Casavatore, scarcerati 3 dei 7 arrestati

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Escono dal carcere 3 dei 7 soggetti arrestati pochi giorni fa dopo il blitz della guardia di finanza tra Ponticelli e Casavatore. L’operazione portò alla scoperta di una stamperia abusiva di banconote false, nello specifico 50 euro. In totale sono stati trovati 48 mln di euro falsi trovati dai baschi verdi. Nei guai sono finiti Alfredo Muoio, Alessandro Aprea, 42 anni, Ciro Di Mauro, 50 anni, Gennaro Molinaro, 41 anni, Aldo Bifolchetto, 63 anni, Emanuele Bifolchetto, 32 anni Umberto Bifolchetto, 39 anni. Sono accusati, a vario titolo, di  associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione di banconote false.

In particolare il Gip nella giornata di ieri, accogliendo le argomentazioni difensive rappresentate dall’avv.Carmela Maisto, ha rimesso in libertà Bifolchetto Aldo e Bifolchetto Emanuele ritenendo che a loro carico non sussistano i gravi indizi di colpevolezza per i reati in contestazione; per il terzo, Bifolchetto Umberto, ha applicato la misura degli arresti domiciliari. Rigettate dunque per i 3 la richiesta di convalida dell’arresto e di applicazione della custodia cautelare in carcere avanzate dalla procura. Restano in carcere, invece, gli altri indagati

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I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE

Una fabbrica di soldi fasulli e i falsari che, per lavorare senza sosta, dormivano accanto allo stabilimento. A capo della banda un abilissimo falsario, conosciuto in tutta Europa. La scoperta è stata fatta dalla guardia di finanza di Napoli. Il tesoro che i finanzieri hanno trovato è da capogiro: 48 milioni di euro. A capo della banda, l’espertissimo falsario 70enne Alfredo Muoio, in grado di stampare senza sosta banconote da 50 euro perfettamente contraffatte. Il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Napoli ha scoperto un vero tesoro di euro falsi: ben 48 milioni, in un capannone del quartiere Ponticelli, dove gli imponenti macchinari off-set, provenienti dall’hinterland, precisamente da Casavatore, erano stati trasferiti di recente.

Il blitz delle fiamme gialle, coordinato dalla Procura di Napoli Nord, è scattato all’alba. Sette, alla fine, le persone sottoposte a fermo dai pubblici ministeri. Oltre al capobanda, Alfredo Muoio, sono stati presi i suoi due abili falsari e il vivandiere, che si occupava dei loro bisogni e che teneva in piedi i contatti con Muoio, visto che gli instancabili Alessandro Aprea e Ciro Di Mauro da quel capannone non si spostavano quasi mai.

La qualità delle banconote ha indotto il Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma a ritenere che fossero riconducibili all’ormai notissimo “Napoli Group”, cartello tra i più efficienti al mondo, che opera anche in modalità itinerante tra Caserta e Napoli. E infatti, il loro prezzo di smercio è altissimo: 20 euro veri per ogni pezzo da 50 falso, come dimostrato di recente. Da aprile scorso i due falsari hanno vissuto praticamente in isolamento per non interrompere la produzione: nel capannone c’erano circa 80.000 fogli ritraenti ciascuno 12 banconote da 50 euro del tipo Europa che dovevano essere solo tagliati per apporre la banda verticale argentata.

Muoio è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine: tipografo di professione e titolare della ‘Muoiocartedagioco’, si è sempre dedicato, fin dai tempi delle lire, alla contraffazione monetaria. Più volte ha allestito stamperie clandestine e nel 2006 venne arrestato in flagranza in un capannone di Castel Volturno (Caserta) mentre stampava banconote false da 50 euro. Non ha mai smesso di dedicarsi alla produzione e commercializzazione di valuta contraffatta e a lui sono riconducibili le riproduzioni più insidiose sia per quanto riguarda il taglio da 100, sia per quelle da 50 euro, peraltro sequestrate in tutta Europa.

Dopo il primo arresto, però, il falsario ha deciso di variare il suo modus operandi: ha deciso di non esporsi più in prima persona ma di delegare la produzione a suoi “fedelissimi”, rimanendo sempre – almeno fisicamente – distaccato e distante dal laboratorio clandestino. Espediente che però non ha impedito ai finanzieri di notificargli un fermo emesso dall’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Maria Antonietta Troncone. Fermati dalle Fiamme gialle anche i tre autotrasportatori grazie ai quali è stato possibile trasferire i macchinari dal deposito dell’azienda di Muoio, a Casavatore, al capannone preso in affitto da una società di bonifiche a Napoli, del tutto estranea alle contestazioni.

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