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sabato, Aprile 27, 2024
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Camorra di Bagnoli, stangata per il clan D’Ausilio: 10 condanne diventano definitive

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Mala di Bagnoli, definitive le condanne. La parola fine l’ha posta ieri la Cassazione che ha respinto quasi tutti i ricorsi presentati dai ras del clan D’Ausilio di Bagnoli. Tra queste diviene definitiva la condanna all’ergastolo per Vittorio Albano, il killer di Gaetano Arrigo, il parcheggiatore abusivo ucciso a Coroglio nel giugno del 2016. Confermati i sei anni per Biagio Ciccarelli, i tre anni per Grazia Sarnelli, 9 anni e otto mesi Giuseppe De Falco, 13 anni Romualdo Diomede, 7 anni e sei mesi Gaetano Fiorentino, 5 anni Daniele Raiano mentre per l’altro pentito Lucian Mihai Stanica la pena complessiva resta a 13 anni e tre mesi. L’unica situazione che cambia è quella di Eugenio Ciotola per il quale si è giunti ad un annullamento con rinvio.

Alessandro De Falco, il neo pentito del clan D’Ausilio, con le sue dichiarazioni in udienza aveva consentito agli inquirenti di ricostruire il movente e la dinamica dell’omicidio di Gaetano Arrigo, il parcheggiatore abusivo ucciso a Coroglio nel giugno del 2016.. La decisione di collaborare con la giustizia da parte di De Falco ha rappresentato il colpo da kappaò per i gruppi dell’area flegrea. «Mi avvicinai a lui e gli dissi: “Perché non sei venuto da Gianluca?. Lui rispose: Non posso venire. Mi girai e me ne stavo per andare, quando lui aggiunse: “Ma se non vengo che succede? Che succede?” Vittorio Albano gli sparò e gli sparai anche io». Albano gli sparò alla gamba sinistra. Io non ricordo bene dove lo colpii, ma sparai, sparavo, sparavo, ma sotto effetto dell’alcol. Non mi sono nemmeno reso conto di cosa stessi facendo». L’uomo si era rifiutato di versare la tangente al gruppo guidato da Felice D’Ausilio.

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Il racket ai parcheggiatori abusivi spiegato dal pentito Noto

A svelare questo sistema nel sistema era stato però un altro collaboratore di giustizia, Gianluca Noto, ex componente di punta proprio del clan D’Ausilio. In un verbale del 2017 Noto spiega come funzionava il racket:«Mi sono occupato dei parcheggi abusivi già nel 2004. Chi gestiva il parcheggio doveva versare a noi D’Ausilio 2500, 3000 euro a settimana nel periodo estivo. Dopo la mia uscita dal carcere mi fu raccontato dagli stessi parcheggiatori che Giannelli non prendeva più una percentuale sugli incassi, ma attraverso i suoi uomini che erano presenti nei parcheggi a controllare, recuperava tutto l’incasso e i singoli parcheggiatori prendevano dal clan solo “la giornata” che si aggirava sui trenta, quaranta euro. Aggiungo che quando c’erano feste vicino allo scasso sullo stradone dove c’è un cancello oltre il quale c’è un grosso spiazzo , gli uomini di Giannelli facevano aprire il cancello dal proprietario del suolo, gdavano dei soldi e lo spazio veniva utilizzato per parcheggiare altre auto. Gli uomini di Giannelli che erano preposti al controllo dei parcheggi e alla riscossione degli incassi erano Roberto Pinto, il nipote di Giannelli, Marco Battipaglia, il fratello di Roberto Pinto e Maurizio Bitonto che è rimasto fedele a Giannelli anche quando il fratello Luigi ha rotto con Giannelli. Dopo l’arresto di Giannelli, per un breve periodo la gestione dei parcheggi è passata ai Bitonto e alla Nappi e in particolare se ne occupavano padre e figlio Pappalardo , Gennaro Marrazzo, Joseph – parente di Massimiliano Esposito – Maurizio Bitonto e Diego Iuliano».

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