Uno era il braccio armato del clan, l’altro la mente che si occupava dei rapporti con la pubblica amministrazione. Oggi si ritrovano nella stessa condizione, quella di collaboratori di giustizia e grandi accusatori del clan Mallardo. Si tratta di Filippo Caracallo e Giuliano Pirozzi. Durante l’udienza di ieri nel processo Mog, rispondendo al controesame degli avvocati, Caracallo ha dichiarato di aver conosciuto Pirozzi nel corso della sua carriera criminale ma di non aver mai approfondito i rapporti: “Io mi occupavo per lo più di estorsioni e fermare i cantieri, non so Pirozzi di cosa si occupasse. Ogni tanto sentivo il suo nome ma non ho ben chiaro quale fosse il suo ruolo”.
Filippo Caracallo è solo l’ultimo pentito del clan Mallardo. Con le due dichiarazioni sta facendo tremare la camorra di Giugliano e non solo. Già diversi gli interrogatori a cui è stato sottoposto dal Capitano della Compagnia di Giugliano su fatti criminali del passato, recente o meno. Naturalmente si tratta di dichiarazioni che devono ottenere un riscontro investigativo ma che comunque stanno facendo tremare il ghota della camorra locale.
Il pentimento di Filippo Caracallo risale tra fine marzo ed inizio aprile. Dietro la sua scelta ci sono motivazioni sulla sua incolumità. Con la scissione del gruppo dei Palazzinari, l’aria in città era diventata pesante, soprattutto per chi come lui proveniva dall’area di San Nicola ed era sospettato di poter tradire.
Coinvolto in diverse inchieste giudiziarie, di Filippo Caracallo ne hanno parlato in passato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Massimo Amatrudi, Giuliano Pirozzi e Gaetano Vassallo. Il nuovo pentito del clan Mallardo non è una personaggio qualunque. A differenza di Pirozzi, che non aveva mai ricevuto nessuna ordinanza di arresto prima della sua scelta di collaborare con la giustizia, la nuova gola profonda della cosca giuglianese ha frequentato fin da giovane gli ambienti della malavita. Affiliato dal 1991, fu arrestato prima per rapina e poi nel 2009 fu coinvolto in una retata insieme ad altri big della camorra giuglianese per racket ad alcune pompe di benzina. Il processo gli è costati una condanna. Poi fu scarcerato ed era attualmente, prima di pentirsi, a piede libero.