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lunedì, Giugno 17, 2024
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Dalle faide di Scampia al pentimento di un capo: la storia della Vanella Grassi

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La Vanella Grassi ha preso parte a tutte faide di Scampia. Nella prima guerra di camorra i cosiddetti Girati hanno ucciso per conto del clan Di Lauro, invece, nella seconda hanno lottato per ottenerne l’autonomia. Infine nella terza faida il gruppo dei cugini ha imposto la sua potenza criminale sui territori a nord di Napoli, approfittando e subendo, come gli altri clan, lo smantellamento dopo i blitz delle forze dell’ordine e le inchieste della magistratura.

Un colpo duro all’organizzazione è stato dato dal pentimento di uno dei capi Rosario Guarino, detto Joe Banana, avvenuto nel dicembre 2013. “Il comando della Vanella funzionava così: prima dell’arresto di Salvatore Petriccione, essendo un soggetto storico, era lui a comandare, ma non si è allargato più di tanto. La vera espansione e la costituzione della Nuova Vanella Grassi è dovuta a me, a Antonio Mennetta e a Fabio Magnetti. Poi sì accodarono gli altri cinque. La decisione costitutiva della Nuova Vanella è stata di noi tre, ma gli altri erano soci alla pari e sì accodarono alle nostre decisioni“, raccontò il collaboratore di giustizia.

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Tre cugini alla guida dei Girati

Il clan dei Girati nacque all’insegna della famiglia e il suo organigramma venne ricostruito a partire dalle parentele con Salvatore Petriccione, detto ‘o marenar. Dunque i guagliuni del vicolo orbitarono tra i clan Di Lauro e gli Amato-Paganom, ma in soli due anni conquistarono quasi tutta Scampia e Secondigliano grazie alle azioni criminali.

Tra i giovani capi della Vanella emerse Antonio Menetta, scarcerato nel dicembre 2010, che volle rafforzare il gruppo in seguito all’indebolimento delle famiglie dei Milionari e degli Spagnoli, entrambe colpite dagli arresti dei capi. Dopo sei anni di carcere, durante i quali strinse contatti anche con mafiosi di spessore, Mennetta puntò ad ottenere la piena indipendenza della propria famiglia rispetto ai clan che scatenarono la Prima Faida. Il secondo cugino Fabio Magnetti fu più propenso all’omicidio per risolvere ogni controversia, mentre il ‘diplomatico’ Guarino approfittò delle parentele con Petriccione, fondatore del clan, per tessere le alleanze criminali.

Il ciclone Magnetti sulla Vanella Grassi: «Rosario Guarino mi fece il lavaggio del cervello»

Un memoriale di quasi settanta pagine. Per rompere con il proprio passato e soprattutto con quei familiari che lo avrebbero usato facendo leva sulla sua giovane età e sul suo risentimento. Dopo tanti anni trascorsi al carcere duro Fabio Magnetti, ex ras dei Girati, in pagine scritte di suo pugno, ha deciso di vuotare il sacco puntando il dito contro l’ex gruppo di appartenenza e contro lo zio Salvatore Petriccione e soprattutto il cugino Rosario Guarino.

Delle quelle pagine Magnetti esprime tutta la sua rabbia e la sua voglia di cambiamento: nessun pentimento formale ma una presa di coscienza su quanto vissuto e quanto fatto iniziando a raccontare retroscena, fin qui inediti, riconducibili a nove delitti avvenuti tra Secondigliano e l’area nord. «Nessuna scusante può essere trovata per chi come me non ha avuto alcun rispetto per la vita umana altrui. In ragione di tanto non posso che chiedere perdono dal profondo del mio cuore a tutte le famiglie delle vittime ma anche alle vittime stesse», queste le prime parole di Magnetti nel manoscritto che contiene rivelazioni capaci forse di assestare il colpo di grazia ai gruppi di mala dell’area nord.

Il ciclone Magnetti sulla Vanella Grassi: «Rosario Guarino mi fece il lavaggio del cervello»

 

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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