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martedì, Aprile 30, 2024
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Al ristorante sorpreso a violare i domiciliari, scarcerato il figlio del boss Sorianiello

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Era stato fermato in compagnia di pregiudicati e sorpreso a violare le misure a cui era sottoposto. Ben quattordici le segnalazioni evidenziate dai carabinieri con l’ultima che gli era costata un aggravamento della misura: questo perchè si era sentito male a ristorante ‘provando’ agli inquirenti la violazione degli arresti domiciliari cui era sottoposto. Con queste accuse era finito nuovamente in carcere Simone Sorianiello, 28 anni figlio del boss della zona ‘99’ del Rione Traiano Alfredo detto ‘o biondo. Ad arrestarlo i carabinieri della stazione Rione Traiano che avevano eseguito la misura su disposizione della Corte di Appello del Tribunale di Napoli. L’uomo si era dunque visto notificare l’ordinanza di aggravamento della misura che scattò a seguito della numerose violazioni commesse dal 28enne e accertate dagli stessi carabinieri che lo accompagnarono così in carcere. Oggi il Riesame ha annullato l’ordinanza a suo carico accogliendo in pieno le argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Claudio Davino, che hanno dunque ottenuto il ritorno ai domiciliari del loro cliente. Nello specifico la Corte d’appello aveva recepito l’informativa di reato dei carabinieri che segnalavano che  Sorianello in più occasioni comunicava telefonicamente alla Stazione di Napoli Traiano di doversi recare in ospedale per un malore per poi comunicare con lo stesso mezzo il successivo rientro al domicilio, facendo poi recapitare attestazione di osservazione dell’ospedale San Paolo di Napoli; dalla certificazione del nosocomio alla voce esame obiettivo i carabinieri trovavano tale dicitura:“paziente orientato nel tempo e nello spazio, riferisce senso di svenimento mentre era al ristorante”. I militari dunque, sulla base di tale elemento, ritennero che i malori accusati dal Sorianiello, quasi sempre in tarda serata, fossero stati simulati e, dunque, strumentali a violare la misura imposta. La difesa, acquisendo le cartelle cliniche del carcere di Melfi ove il Sorianiello era stato in precedenza detenuto, ha dimostrato come i motivi che costringevano lo stesso a recarsi al Pronto soccorso fossero collegati a motivi di salute che già si erano manifestati in costanza di detenzione. Orientamento pienamente condiviso dal Riesame che ha dunque scarcerato Sorianiello junior dando accoglimento all’istanza dei suoi legali

 

«Fu la sua condanna», come nacque lo scontro tra Tommaselli e i Sorianiello

Mentre c’è grande fibrillazione nell’area flegrea a tenere banco c’è un clan che naviga nell’ombra ma che, secondo gli esperti, rappresenta il gruppo al momento più compatto e coeso. Sono i Sorianiello della ‘99’ di via Catone, gruppo alleato degli Iadonisi e con ‘buoni ufficio’ anche presso i gruppi di Bagnoli. Il primo a puntare il dito contro gli uomini di Alfredo Sorianiello ‘o biond è stato Genny Carra, l’ex ras dei Cutolo della 44. Il gruppo che proprio con i Sorianiello ha, fino a poco tempo fa, diviso il quartiere. Proprio Carra è quello che tirò in ballo Giuseppe Mazzaccaro (cognato di Sorianiello e fino a qualche mese fa reggente del gruppo) in relazione all’omicidio di Luca Megali. Un barbiere che con la malavita non aveva nulla a che fare e che pagò con la vita l’essere imparentato ad Antonio Megali. Un omicidio nato per vendicare la morte di Fortunato Sorianiello, figlio del boss, ucciso dal gruppo Tommaselli (a cui Antonio Megali apparteneva). Un delitto che avrebbe potuto innescare una guerra senza fine. Carra, oltre che di tali vicende, ha spiegato ai magistrati anche il contesto in cui maturò tale guerra evidenziando il probabile coinvolgimento dei Sorianiello (al momento per quell’omicidio non c’è alcun indagato) in un altro delitto, quello di Gennaro Parisi, ex factotum del boss Carlo Tommaselli. La scorsa notte proprio il cugino di Carlo Tommaselli è rimasto ferito in un agguato (leggi qui l’articolo).

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