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martedì, Aprile 30, 2024
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Intervista ad Alessandro Coppola: “Così è nato il libro Le mie orecchie parlano”

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Alessandro Coppola è  il giovane autore del libro “Le mie orecchie parlano”. “Nella primavera del 2003 nasce Alessandro. Il bambino cresce in un clima amorevole e gioioso, tra mamma Maria Pia, papà Umberto e la sorella Erica, ma ben presto le parole della maestra Lucia sembrano mettere a dura prova la serenità familiare: il piccolo sembra non voltarsi quando lei lo chiama. “Ipoacusia neurosensoriale bilaterale di grado medio-grave destra e profonda a sinistra”: questa la diagnosi che sembra spazzare ogni residuo di speranza e di leggerezza. Eppure, Alessandro non si arrende e inizia la terapia con entusiasmo e partecipazione. La grinta e la determinazione che contraddistinguono il profilo del bambino caratterizzeranno anche la sua figura di adolescente, che farà tesoro degli ostacoli che si frapporranno tra lui e il suo cammino e che, in seguito a un episodio drammatico, si imbatterà in un’altra dolorosa notizia: diventerà cieco.

Nonostante ciò, il protagonista riuscirà in imprese che la maggior parte dei ragazzi della sua età non riescono neanche a immaginare, quasi travalicando i confini dell’impossibile e dimostrando a tutti che “chi vuole può”. Le mie orecchie parlano non è solo un racconto autobiografico, è uno spaccato di sensazioni, paure, emozioni e rinascite, è uno squarcio di vita vera, vissuta, in cui il lettore viene immerso completamente, e grazie a cui chiunque può riconoscere la forza della vita, nonostante tutto”.

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L’intervista

  1. Come hai affrontato l’esperienza di scoprire la tua condizione di ipoacusia e successivamente la perdita della vista? Quali sono stati i momenti più difficili e come hai trovato la forza per andare avanti?

Allora l’ipoacusia, quindi la sordità,  l’abbiamo scoperta  all’età di quattro anni quando, in seguito a delle indagini che hanno fatto i miei genitori e grazie alla mia maestra dell’asilo la maestra Lucia che lei appunto si accorse che io non mi giravo mentre lei mi richiamava oppure non avevo una buona comunicazione con i miei compagni, quindi disse ai miei genitori di fare questa diciamo di fare delle visite io andai appunto con mia mamma e mio padre da uno degli otorini più affermati a Napoli. E lui disse che si trattava di un semplice raffreddore e quindi si sarebbe tolto con tanta terapia termale marina. Quindi i miei genitori nel weekend venivano con e mia sorella alle terme per fare terapia termale per liberare i muchi eccetera e poi mi accompagnavano  per tre mesi all’anno a mare. Le condizioni  non miglioravano e mio zio ci consigliò di fare una visita al Bambin Gesù di Roma. Ed è proprio in questa occasione che mi fu diagnosticata una sordità grave all’orecchio sinistro e una sordità medio-grave all’orecchio destro che è poi peggiorato a causa del covid. In realtà, per me non è mai stato un problema perché subito mi hanno messo le protesi. Poi ho anche iniziato un lunghissimo percorso di logopedia.

2. Come nasce la passione per la moda?

Sono sempre stato un tipo egocentrico e ho sempre amato vestirmi bene. Ad esempio, mi facevo sempre le foto il sabato sera con i vestiti nuovi eccetera e quindi cercavo sempre un mio stile, uno che mi rispecchiasse. E poi quando mi è stata diagnosticata la mia malattia sono stato per un periodo da solo, quindi nella solitudine ha capito quello che mi ha tolto la mia malattia e ho preso consapevolezza di quello che mi ha tolto è che mi continua a togliere, ma allo stesso tempo ho riflettuto su quello che mi ha insegnato. E ho capito quanto i social mi hanno aiutato.  Vedevo sempre questi ragazzi che si mostrano sui social in maniera molto perfetta, la loro vita anche appare perfetta. A quel punto mi sono detto:”neanche io voglio trascurarmi”.

Allora ho cercato di intraprendere questo percorso in maniera più professionale tra virgolette. E quindi ho iniziato a fare degli Shooting, poi ho iniziato a contattare Brand emergenti e Mi hanno pian piano inserito in campagne pubblicitarie inclusive. Credo che ad oggi la moda debba essere inclusiva a 360 gradi, cioè debba prendere in considerazione le diverse bellezza perché molti ragazzi hanno una bassa autostima e vogliono aspirare a dei modelli e di conseguenza non si amano e non si rispettano vogliono, per forza vogliono avere l’addominale scolpito, essere alti 1,95. Allora è bello utilizzare modelli differenti, appunto ragazzi che hanno una protesi, portano gli occhiali perché si fa capire anche al ragazzo che in maniera anche molto superficiale da acquistare un capo di abbigliamento Suso su sui siti e-commerce. Allora uno dice allora pure io mi posso rispecchiare in quel ragazzo, allora questo quello che voglio fare, cioè trasformare quelli che possono essere i punti deboli, quelli che prendiamo appunto vengono etichettati. No come punti deboli in punti di forza e punti.

  1. Come hai deciso di condividere la tua storia attraverso il libro “Le mie orecchie parlano”? Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere ai lettori attraverso la tua esperienza?

È stata più che altro un’esigenza che è nata tre anni fa, ho capito che è importante lasciare una traccia scritta. Questo è anche un tentativo tra virgolette disperato di far conoscere la mia malattia, soprattutto perché non c’è informazione. Il mio messaggio è soprattutto quello di avere fiducia nella ricerca.

Inoltre, mi sono detto: “ho 20 anni, credo di aver vissuto veramente tanti momenti con intensità, ne vale la pena scriverle anche per ricordarli”. Ci tengo a sottolineare che appunto è stato anche il mio migliore amico che è qui con me che mi ha supportato proprio perché credo che condividere sia la cosa più bella che si possa fare no.

Nel mio libro, inoltre, parlo di tantissime esperienze, non solo quelle diciamo più intense, ma anche delle esperienze con le ragazze, il mio rapporto con la famiglia, con le amicizie, i viaggi, l’importanza dello Sport e della scuola, appunto, poi dei miei sogni e dei miei obiettivi che voglio raggiungere. Ho fatto tutto questo perché voglio dare forza, voglio rappresentare questi ragazzi che purtroppo hanno dei problemi che non riescono a rialzarsi.

4. Quali sono le lezioni più importanti che hai imparato lungo il tuo percorso di vita, soprattutto considerando le sfide che hai dovuto affrontare?

Ho capito che alla fine quando ad una persona va tutto bene sei sempre circondato d amici che ti sostengono. Ad esempio, io ho fatto anche il PR in discoteca, ho fatto tanti tavoli per le per le più famose discoteche di Napoli, allora lì mi sentivo veramente al centro dell’attenzione perché li facevo divertire eccetera, però poi nel momento del bisogno nel momento, in un momento così importante e delicato, quando a 16 anni tutto mi sarei aspettato tranne che avere una diagnosi di una malattia che porterà la cecità, allora lì ho capito chi veramente sta vicino a te allora. Per questo è importante ad oggi per me capire bene che ho di fronte e ho capito che la lezione più importante di vita che ho capito che appunto bastano poche persone per stare bene e per affrontare una buona vita. Ovviamente questo non vuol dire che gli altri sbagliano, vuol dire avere una sensibilità maggiore nel non lasciare indietro.

Quindi mi ha lasciato questo. Perché al di là della famiglia che ci sarà però è importante anche capire gli estranei. Ho capito che qualcuno mi stima e mi vuole bene, quindi penso che la lezione più importante che ho capito che non resterò mai solo.

5. Quali consigli daresti a coloro che si potrebbero trovare in una situazione simile alla vita?

Di avere sempre dei sogni e degli obiettivi perché sono il motore della nostra vita, nel senso che ad oggi io mi sveglio ogni giorno con questa mordente di realizzare i miei sogni di raggiungere degli obiettivi. Anche perché ho scelto comunque un percorso complicato, ma bellissimo allo stesso tempo perché mi porta soddisfazione il fatto che io ad oggi posso andare in un contesto parlare della mia testimonianza della mia storia ed avere dei ragazzi che mi ascoltano.

Paradossalmente si dice che i ragazzi non vogliono ascoltare, pensano solamente alle cose più banali, ma io penso non sia vero. Speso sono gli adulti che purtroppo non ci rappresentano, non ci vogliono far conoscere o aprire gli occhi. Poi ci sono sempre questi discorsi di famiglie che non li supportano, perciò io mi sento sempre fortunato.

  1. Nel libro descrivi la tua determinazione e la tua grinta nel superare gli ostacoli. Quali sono stati i tuoi principali motivatori durante questo percorso?

I miei genitori e mia sorella che per me è fondamentale. Ma anche il mio migliore amico, altri miei amici che ho anche sparsi in Italia che non sento sempre ma che so che mi vogliono bene e che mi supportano.

7. Parlaci di SuperAbile

Ho creato questo progetto che si chiama superabile patrocinato dalla regione Campania perché ad oggi ho scelto di dedicare il mio tempo incontrando I giovani non solo delle scuole, non sono delle università e club sportivi, ma anche ragazzi della comunità che hanno sbagliato e degli PM perché credo fortemente nei giovani, credo fortemente nelle seconde possibilità e quindi quello che chiedo alla magari la possibilità che delle scuole dirigenti delle associazioni delle fondazioni dei privati, quindi delle società possano contribuire a supportarmi in questo progetto perché voglio appunto credo che la mia testimonianza di inclusione sociale. Questo è un progetto di inclusione sociale, dove io vado a parlare di forza e di coraggio, credo che debba essere supportato, soprattutto se in questo particolare periodo storico dove I ragazzi vogliono fare soldi facili non sanno non hanno obiettivi o utilizzano molto spesso la violenza per affermarsi E per sentirsi superiori. Allora credo che un ragazzo che conviva con dei disagi vuole aiutare gli altri debba essere maggiormente supportato, quindi chiedo alle fondazioni all’associazione, appunto alle società di poter sopportarmi nel progetto. Siccome io andrò in questi contesti a rischio in questi contesti dove la cultura è. E le realtà sociali sono gli ultimi dei pensieri dei ragazzi, ma anche molto spesso degli adulti, credo che è una un segno concreto proprio per migliorare la società sia Appunto magari di fare dei progetti e di fare l’unione e far capire che esiste qualcosa di bello in questa società e quindi con il supporto e l’aiuto degli altri si può andare avanti.

8. Cosa auguri a te stesso e agli altri?

Gli auguro sempre il meglio agli altri che la vita possa cambiare veramente è meglio a tutti, però la capacità e la forza di un essere umano sta proprio nel reinventarsi come ho fatto io e quindi quello che auguro sempre di non smettere mai di credenze stessi. Perché ognuno c’ha del potenziale.

 

Ecco dove trovare Alessandro Coppola:

https://www.amazon.it/mie-orecchie-parlano-Alessandro-Coppola/dp/8883469720/ref=sr_1_1?crid=28W83E9D39A42&keywords=le+mie+orecchie+parlano+libro&qid=1701964223&sprefix=le+mie+orecchie%2Caps%2C102&sr=8-1

https://www.instagram.com/ale_coppola22/

https://www.facebook.com/alessandro.coppola.921025/?locale=it_IT

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