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sabato, Aprile 27, 2024
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L’amicizia economico-criminale tra gli Schiavone ed il clan Mallardo, il pentimento di Sandokan fa tremare l’Alleanza di Secondigliano

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La fazione Schiavone dei Casalesi ha avuto rapporti stretti con la camorra napoletana, in particolare con il clan Mallardo di Giugliano. Sia per una questione di interessi economici simili (ad esempio l’edilizia) ma soprattutto per una questione territoriale visto che il clan Mallardo è egemone sul territorio di Giugliano, confinante con l’agroaversano e ltiroale Domitio, da sempre terra di conquista dei Casalesi. Ci sono varie inchieste giudiziarie che dimostrano gli affari intercorsi in questi anni tra i clan Mallardo,  Ferrara-Cacciapuoti e gli Schiavone. E il pentimento del super boss Francesco Schiavone Sandokan potrebbe svelare diversi retroscena anche sulla camorra napoletana. Ma c’erano anche legami familiari tra le cosch. Infatti il suocero del fratello del capo dei Casalesi Francesco Schiavone Sandokan era coinvolto nell’inchiesta sulla camorra di Giugliano dei Mallardo.

Si tratta di Salvatore Sestile, padre della moglie di Antonio Schiavone, fratello di SandokanLa Procura ne aveva ordinato l’arresto prima della morte. Il gip del tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta per il 74enne nel frattempo deceduto. Il 16 febbraio scorso i funerali di Salvatore Sestile sono stati vietati per motivi di ordine pubblico. L’uomo era coinvolto nell’inchiesta che il sette giugno scorso ha portato al blitz contro il clan Mallardo, attivo a Giugliano in Campania, organizzazione componente della cosiddetta Alleanza di Secondigliano (insieme con il clan Licciardi e il clan Contini). Sono state 25 le persone arrestate dalla Dia di Napoli alle quali la Procura di Napoli contesta, tra l’altro, i reati di associazione per delinquere di tipo camorristico.

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Nei confronti degli indagati (per 17 persone il gip di Napoli ha disposto il carcere, per le restanti 8 gli arresti domiciliari) gli inquirenti contestano, a vario titolo, anche il reato di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, delitti, tutti, aggravati dal metodo mafioso. Per la Dda di Napoli Sestile avrebbe avuto il ruolo di individuare le attività imprenditoriali da sottoporre a estorsione. L’indagine si fonda tra l’altro sulle dichiarazioni di diversi collaboraori di giustizia alcuni dei quali ex esponenti della camorra dei Casalesi. E’ il caso di Luigi Diana, Salvatore Venosa, Francesco Della Corte, Gaetano Vassallo, Oreste Spagnuolo, Attilio Pellegrino, Massimo Amatrudi. 

In quell’ordinanza “La Contessa” (dal nome del notissimo ristorante dove alla presenza del proprietario Salvatore Sestile) si coglie nitiSAdamente l’esistenza di un’alleanza funzionante e anche ben organizzata tra i Mallardo e determinati esponenti della famiglia Schiavone.

COSA SUCCEDE ORA NEL CLAN DEI CASALESI

Dopo la notizia della decisione del super boss Francesco Schiavone ‘Sandokan’ di pentirsi, restano per ora irriducibili nella loro volontà di non collaborare con lo Stato l’altro storico capo dei Casalesi Francesco Bidognetti, noto come “Cicciotto e Mezzanotte”, in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo sedici anni di latitanza. Tra i boss dei Casalesi che hanno deciso di collaborare con la giustizia compare invece anche Antonio Iovine, “o ninno”, arrestato nel 2010 dopo 15 anni di latitanza.

Schiavone fu arrestato nel 1998 e condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi; prima di lui hanno deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe. La decisione di Sandokan potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica.

 

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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