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domenica, Aprile 28, 2024
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Latte materno contaminato, i medici alle mamme: “Evitate cosmetici, bevande confezionate in plastica e dentifrici”

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Dinanzi alla constatazione della presenza di elementi contaminanti nel latte materno e nelle urine di 650 coppie madre-figlio, la scienza cerca dei metodi alternativi per non privare i bambini dei benefici del latte materno evitando al tempo stesso di esporli a delle sostanze nocive. Oltre le microplastiche gli studiosi hanno rinvenuto elementi chimici il più delle volte dannosi. Sulla base di ciò i medici consigliano alle donne di essere più metodiche sulla scelta di cosmetici e alimenti.

Le sostanze che attentano al latte materno

Dagli ftalati presenti nelle plastiche degli imballaggi alimentari al bisfenolo A, attualmente bandito, presente nelle stoviglie di plastica monouso e nei detergenti per il corpo, dai glifosati, utilizzati come pesticidi, ai parabeni contenuti nei cosmetici: questi gli interferenti endocrini. Questa la pericolosa schiera che investe i sani nutrienti del latte materno compromettendo il sistema ormonale provocando maggior rischio di obesità, pubertà precoce, diabete e disturbi neuro-comportamentali nell’infanzia.

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Lo studio rivelatore: Elementi inquinanti nel latte materno 

Protagonista di questa scoperta uno studio italiano, finanziato dall’Ue e ancora in corso, coordinato dall’università di Parma in collaborazione all’Ausl-Irccs di Reggio Emilia e alle università di Firenze e Cagliari. Il focus principlae prevedeva l’osservazione delle tappe infantili ma si è anche ritenuta opportuna una digressione sull’analisi del latte materno. Al di là della situazione concreta, gli studiosi hanno invitato altre personalità del congresso della Società italiana di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica (Siedp) a non creare allarmismo. Sarebbe un’ulteriore sconfitta se le mamme iniziassero a preferire metodi alternativi per l’allattamento.

D’altronde l’esposizioni alla microplastiche è fondamentalmente inevitabile a causa della concentrata presenza di queste nell’ambiente. A tal proposito sradicare il latte materno dall’alimentazione infantile priverebbe i piccoli di benefici comunque cospicui. Al momento i dati mostrano la presenza di ftalati fino al 70% dei campioni di latte materno e fino al 96% dei campioni di urine dei neonati.

Come arginare il problema?

“Dobbiamo considerare che i contaminanti del latte materno sempre co-presenti, interagiscono fra loro potendo recare conseguenze preoccupanti nel corso del tempo andando ad intaccare le future generazioni. Queste le parole di Maria Elizabeth Street, partner dello studio e professoressa associata di Pediatria all’università di Parma. Al fine di circoscrivere l’incidenza di questi elementi contaminati sullo sviluppo dei bambini, in ambito scientifico, sarà necessario promuovere delle indagini sull’impatto esercitato dagli interferenti endocrini tramite la somministrazione del latte materno sulla crescita del bambino.

L’obiettivo risulterebbe quello di ridurre l’esposizione dei bambini ad un alimento che con alta frequenza potrebbe essere contaminato. Ciò dovrà avvenire però, attraverso una ferrata e meticolosa procedura. Un’altra prevenzione potrà stabilirsi in via effettivamente privata: Si consiglia alle donne in gravidanza e alle mamme di evitare, soprattutto, nei periodi di interesse cibi e bevande confezionate in plastica, cosmetici e dentifrici contenenti microplastiche e vestiti realizzati con tessuti sintetici.

Avvertenze specifiche

Le raccomandazioni Siedp delucidano i campi, i metodi e le modalità attraverso le quali poter ridurre l’esposizione delle donne durante gravidanza e allattamento ad elementi inquinanti. Sarà, in questo modo accerchiata la possibilità di sprigionare nel latte materno influssi contaminanti. Si propone di lavare bene le verdure in scatola prima dell’ingerimento, limitare il consumo di bevande in plastica e l’uso di biberon non certificati. Limitare l’utilizzo di contenitori di plastica per conservare e scaldare i cibi;  non utilizzare solventi, pesticidi, erbicidi e fungicidi ed eventualmente utilizzare dispositivi di protezione durante il loro impiego.

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