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venerdì, Aprile 26, 2024
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L’esaltazione del male sulla pelle, i tattoo del ras Pecorelli: da Escobar ad Al Capone

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Spietato. Determinato. Feroce, tanto da cacciare la madre di casa picchiandola. Questo il ritratto di Nunzio Pecorelli, ras emergente di Scampia con solidi agganci con gli Amato-Pagano relativamente agli approvvigionamenti di droga. Il nome di Pecorelli era già emerso qualche mese fa quando un maxi blitz decapitò un gruppo composto da tre gruppi ritenuto responsabile del sequestro dell’operaio Stefano Pettirosso, realizzato per chiedere alla famiglia un cospicuo riscatto. Il sequestro, durato diverse ore, si concluse con il pagamento da parte della famiglia di 40mila euro a fronte dei 50mila richiesti dagli aguzzini.

Di quel gruppo faceva parte anche Pecorelli, che per quei fatti è stato condannato a otto anni di reclusione. Un ras emergente che non esita a sfoggiare tatuaggi che inneggiano alla malavita: sul suo corpo infatti campeggiano ben quattro ritratti di personaggi di assoluto spessore criminale, Salvatore Lucania ossia Lucky Luciano, il boss italoamericano indicato come il ‘fondatore’ della Cupola di Cosa Nostra americana, ossia le famigerate ‘Cinque famiglie’. C’è poi Pablo Escobar, il narcos a capo del cartello di Medellin, John Gotti il capo della famiglia Gambino di New York e infine Al Capone, il capo della Chicago Outfit ossia la famiglia di malavita trapiantata nel Midwest americano. Sotto di loro campeggia la scritta inequivocabile ‘Mafia’. Nessun reato, ma si tratta certamente di un’esaltazione del male per un giovane che compare già in tante informative delle forze dell’ordine.

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La ‘cacciata’ di casa della madre e le minacce del clan Stabile di Chiaiano

Tra gli episodi che vengono attribuiti a Pecorelli c’è il tentativo di allargarsi a Chiaiano come raccontato nei mesi scorsi dal neo pentito Emanuele Pancia che vanta un passato nel clan Stabile di via Cupa Spinelli (leggi qui l’articolo). «Appena tornato da Roma si trasferì a Chiaiano, si impossessò letteralmente della casa della mamma che è in via Cupa Spinelli, non nelle palazzine gialle, ma nel parco che è di fronte… Pecorelli, come ho detto, cacciò la mamma da questa casa e vi si trasferì con la moglie e i figli». La madre del ras, quindi, fu costretta a trasferirsi in un’abitazione all’interno di un complesso di edilizia popolare di via Giovanni Antonio Campano, complesso in cui, all’epoca, viveva anche Pancia. «Io abitavo in questo rione, e la mamma venne a casa mia, aveva un occhio nero essendo stata picchiata dal figlio Pecorelli Nunzio, e mi raccontò quello che era accaduto… Se non erro questi fatti risalgono forse alla fine del 2018. Preciso che Pecorelli lo conoscevo di vista da prima che cacciasse la mamma dalla casa, e chiarisco che la mamma mi venne a parlare di questa situazione in quanto conosceva bene il ruolo che avevo io all’epoca all’interno del clan Stabile, venne da me affinché intercedessi con il figlio per farle restituire la casa e magari per dargli una lezione perché l’aveva picchiata». Secondo la ricostruzione la presenza di Pecorelli a Chiaiano fu tollerata a patto che non vendesse la droga ai pusher della zona, accordo che, sempre secondo Pancia saltò mandando Ciro Stabile su tutte le furie con il boss che, secondo il pentito, minacciò di cacciare Pecorelli.

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