sabato, Luglio 19, 2025
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Finito l’incubo di Maria, la mamma napoletana assolta dall’accusa di aver ucciso la figlia

Assolta perché «il fatto non sussiste» Marina Addati, la 31enne di Napoli accusata di tentato omicidio per avere somministrato alla figlia di tre anni per due volte droghe e sedativi con il biberon mentre la bimba era ricoverata all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Lo hanno deciso lo scorso luglio giudici della quinta sezione penale dopo una camera di consiglio durata quasi tre ore. La Procura aveva sollecitato una condanna a 12 anni e mezzo. Durante la lettura della sentenza la donna è scoppiata in lacrime abbracciando il marito. La vicenda giudiziaria per Addati, però, non si chiude qui: la donna è, infatti, sotto inchiesta a Napoli in quanto accusata di avere tentato di «avvelenare» anche la sua figlia più piccola usando le stesse modalità. La donna venne arrestata nel gennaio del 2017 e il Tribunale per i minori di Napoli chiese ed ottenne la sospensione «dell’esercizio della responsabilità genitoriale» nei confronti della donna e del marito.

Ora parla Maria

Arriva la seconda assoluzione per Marina Addati, la 33enne napoletana accusata di aver tentato di uccidere il figlio neonato di appena 3 mesi.

Marina torna libera dopo aver passato dietro le sbarre gli ultimi due anni e dieci mesi e dopo aver rischiato il linciaggio da parte delle altre detenute.

La giovane mamma fu accusata di aver avvelenato le sue figlie di 3 anni, l’una, e 3 mesi l’altra. Le due bimbe furono ricoverate, a distanza di un anno l’una dall’altra: la prima fu portata in ospedale con vomito, diarrea e irrigidimento del corpo. Fu curata con dei medicinali per l’epilessia, eppure la bimba finisce in coma. Viene accusata la mamma: l’accusa è di avvelenamento. La bimba per fortuna guarisce e torna a casa.

Dopo qualche mese anche la seconda bimba viene ricoverata in seguito ad una crisi respiratoria: anche a lei vengono trovati nel sangue dosi massicce di medicinali e, ancora una volta, è Marina a venire accusata.

Stando a quanto riferisce Il Corriere della Sera, per i pubblici ministeri delle Procure di Roma e Napoli e per quattro periti, Marina soffriva della sindrome di Polle, un disturbo mentale che spinge un genitore a infliggere un danno fisico ai figli per farli credere malati e attirare l’attenzione su di sé.

Ma l’avvocato della donna è riuscito, tramite un genetista, a dimostrare che le bimbe sono affette da una probabile mutazione metabolica e genetica a causa della quale non riescono a smaltire i principi attivi dei medicinali prescritti.

Ora Marina è libera e vuole riabbracciare le sue figlie.