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venerdì, Aprile 26, 2024
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Mazzata per i clan di Pianura, oltre un secolo di carcere in secondo grado

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Poco più di un secondo di carcere a carico di 18 imputati. E’ quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Napoli (V sezione penale) a carico dei protagonisti della mala di Pianura e della faida che per anni ha visti contrapposti i Pesce-Marfella ai Mele. Una guerra senza esclusione di colpi terminata grazie all’intervento della Procura di Napoli con il maxi blitz avvenuto nel marzo 2017. Ridotta la pena nei confronti di Emanuele Bracale (condannato a 8 anni e 8 mesi a fronte dei 10 del primo grado difeso da Clara Cannio), per Giovanni Bellofiore (che ha rimediato 6 anni e 8 mesi a fronte degli 8 di primo grado difeso da Giacomo Pace), per Alfonso Bruno (6 anni e 8 mesi contro gli 8 del primo grado difeso da Vincenzo Cinquegrana), Francesco Ceci (4 anni e 5 mesi a fronte degli anni 6 e 8 mesi del primo grado difeso da Raffaele Chiummariello), Rosario D’Angelo (6 anni e 8 mesi, in primo grado 8 anni, difeso da Vincenzo Cinquegrana), Antonio Discetti (8 mesi di reclusione, in primo grado aveva rimediato 10 anni, difeso da Paolo Gallina), Alfredo Foglia (8 anni invece dei 15 del primo grado difeso da Clara Cannio), Vincenzo Foglia (11 anni e 9 a fronte dei 14 del primo grado mesi difeso da Clara Cannio), pena dimezzata per Salvatore Luongo, suocero del ras Salvatore Marfella e titolare dell’autolavaggio di via Padula dove venne violentato con un compressore un ragazzino di 14 anni. Luongo, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone e Giuseppe Formicola ha rimediato 7 anni contro i 14 e 8 mesi del primo grado. Condannati pure Mario Marfella (per lui 14 anni di carcere difeso a fronte dei 18 del primo grado da Domenico Dello Iacono), Giuseppe Mele (13 anni e 4 mesi a fronte dei 16 del primo grado difeso da Claudio Davino), Salvatore Mele (14 anni a fronte dei 18 del primo grado difeso da Gandolfo Geraci e Claudio Davino), Eugenio Pesce (2 anni e 10 mesi, in primo grado ne aveva rimediati 4 anni e 5 mesi), Pasquale Pesce classe 1968 (2 anni e 10 mesi a fronte di 4 anni e 5 mesi del primo grado di reclusione difeso da Diego Soddu), Antonio Ricciardi (4 anni di reclusione, in primo grado ne aveva rimediati 6).

Vincenzo Romano ha ottenuto una rideterminazione della pena ottenendo 6 anni e 8 mesi di reclusione (rispetto a 9 anni e 4 mesi del processo di primo grado) mentre per Giuseppe Marfella e Rita Pepe sono state confermate le condanne di primo grado.

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