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venerdì, Aprile 26, 2024
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Multe fino a 2mila euro e sequestro del veicolo: in arrivo misure più severe per chi vìola il decreto

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Cambia di nuovo il modulo per l’autocertificazione dei cittadini che intendono fare spostamenti. Lo prevede una circolare inviata ai prefetti dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, alla luce del nuovo decreto del presidente del Consiglio pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale e contenente ulteriori misure contro la diffusione del Coronavirus. Il Viminale cambia il modulo per l’autocertificazione inserendo le modifiche introdotte con l’ultimo Dpcm che ha vietato anche gli spostamenti per il rientro al proprio domicilio.

Nel nuovo modulo il dichiarante deve indicare oltre alla residenza anche il domicilio. Nella prima parte, tra i provvedimenti di cui deve dichiarare di essere a conoscenza, ci sono anche il Dpcm del 22 marzo e l’ordinanza del ministero della salute del 20 marzo “concernenti le limitazioni alle possibilità di spostamento delle persone” nel territorio nazionale. Nel nuovo modulo occorre inoltre indicare da dove lo spostamento è cominciato e la destinazione. Per quanto riguarda i motivi, restano le “comprovate esigenze lavorative”, i “motivi di salute” e la “situazione di necessità”, mentre la voce “assoluta urgenza” sostituisce quella del “rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”, in quanto viene recepito il dpcm del 22 marzo che vieta i trasferimenti da un Comune all’altro. Infine rimane la “situazione di necessità” per spostamenti all’interno dello stesso comune, come già previsto dai Dpcm dell’8 e del 9 marzo.

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ECCO IL MODULO

Via libera – intanto – all’impiego di droni per “le operazioni di monitoraggio degli spostamenti dei cittadini sul territorio comunale” da parte delle Polizie locali. Lo prevede una disposizione dell’Enac – valida fino al 3 aprile – che consente di derogare ad alcune norme del regolamento sugli aerei a pilotaggio remoto, “nell’ottica di garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica Coronavirus”. Le esigenze di impiego di questi mezzi sono state manifestate “da numerosi comandi delle polizie locali”.

Si va verso pene più severe

Dovrebbe tenersi martedì alle 15 una riunione del Consiglio dei ministri. Sul tavolo potrebbe esserci anche un decreto per inasprire le sanzioni per chi viola le norme anti-contagio. L’idea al vaglio del governo è inasprire l’ammenda ora prevista, introducendo una sanzione amministrativa, non penale, per chi violi le limitazioni agli spostamenti o le altre disposizioni del dpcm. Si discute, secondo alcune fonti, di una multa che potrebbe essere intorno ai 2000 euro. Ieri le forze di polizia hanno controllato 157.621 persone e 10.326 sono state denunciate. Gli esercizi commerciali controllati sono stati 53.776, denunciati 158 esercenti e sospesa l’attività di 7 esercizi commerciali. Salgono così a 2.016.318 – informa il Viminale – le persone controllate dall’11 al 22 marzo, 92.367 quelle denunciate per inosservanza degli ordini dell’autorità, 2.155 le denunce per false dichiarazioni; 973.799 gli esercizi commerciali controllati e 2.277 i titolari denunciati.

Multe e sequestro delle auto o delle moto per chi non rispetta i divieti, droni per monitorare gli spostamenti dei cittadini. Nella lotta contro il contagio da coronavirus il governo vara norme più incisive per impedire alle persone di andare in giro «senza comprovati motivi». E lo fa con un decreto che potrebbe essere approvato già oggi dal consiglio dei ministri. Un provvedimento ritenuto necessario visto che i controlli effettuati in tutta Italia portano ogni giorno a migliaia di denunce, ma soprattutto dimostrano che il rischio di essere scoperti non rappresenta affatto un deterrente. Appare infatti assai difficile che, quando l’emergenza sarà finita, nei tribunali possano essere istruiti processi per la violazione dell’articolo 650 del codice penale e inflitte sanzioni da 206 euro. In Lombardia le multe sono già state previste con un’ordinanza del governatore Attilio Fontana. E dal governo è stato chiarito che le ordinanze regionali possono essere emesse «se non entrano in conflitto con quanto previsto dai decreti del presidente».

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