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mercoledì, Ottobre 9, 2024
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«Non si deve fare a Marano», il diktat del boss per l’omicidio di Villaricca

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Fondamentali. Sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Perrone nel ricostruire l’omicidio di Tammaro Solli. Nel 2011 l’ex capozona di Quarto iniziò a collaborare con la giustizia, precisando di essere in grado di fornire importanti dettagli sugli omicidi e sulle attività criminali dei Polverino, cosca egemone a Marano. Le dichiarazioni di Perrone sono contenute nell’ordinanza che ha ricostruito quel delitto: Solli fu ucciso a Villaricca il 22 gennaio del 1998. Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno permesso di ricostruire il contesto in cui sarebbe maturato l’omicidio portando all’arresto di Raffaele D’Alterio, Salvatore Licciardi e Giuseppe Ruggiero. Secondo la ricostruzione i tre uccisero Solli per conto di esponenti del clan Pianese-D’Alterio, attivo nel comune di Qualiano, per indurre Salvatore Speranza, parente della vittima già affiliato al clan Nappo di Qualiano e diventato collaboratore di giustizia, a ritrattare le dichiarazioni rese fino a quel momento all’autorità giudiziaria.

Le dichiarazioni di Perrone

Come ribadito da Perrone:«Nel 1998 si decise di ammazzare un parente di Salvatore Speranza detto ‘o sergente di Qualiano che aveva iniziato a collaborare con la giustizia, al fine di fargli ritrattare le dichiarazioni rese sino a quel momento. La richiesta di uccidere questa persona proveniva direttamente da Nicola Pianese detto o’ mussuto che, sino a quel momento, era stato in forte contrasto con lo Speranza. Tra l’altro Pianese aveva un rapporto viscerale con Sabatino Cerullo detto Ciccio pertuso. Ricordo che alcuni mesi dopo la mia scarcerazione del 23 settembre 1997, unitamente a Sabatino Cerullo e Carlo Nappi mi recai ad Ischitella dove Pianese trascorreva un soggiorno obbligato. Fu in quella circostanza che appresi, per la prima volta, della richiesta di Pianese. Di ritorno da Ischitella ci recammo al cospetto di Antonio Polverino detto Zi Totonno, al quale riferimmo la richiesta di Pianese. Ricordo che zio Totonno si infuriò e ci disse di lasciare perdere per evitare di attirare su di noi l’attenzione delle forza dell’ordine».

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“A CONDIZIONE CHE NON SI FACESSE A MARANO”

Secondo la ricostruzione dell’ex capozona di Quarto fu giocato un ruolo importante da Ciccio pertuso all’epoca molto legato a Pianese. Inizialmente l’anziano boss dei Polverino si sarebbe mostrato contrario all’omicidio per poi cedere alle continue insistenze di Cerullo. L’anziano boss, però, avrebbe imposto la condizione di commettere omicidio fuori del territorio maranese. «Sabatino Cerullo ai continui rifiuti di Totonno ribatteva, quando Polverino si allontanava, che era una figura di merda perché il mussuto meritava tale favore, visto che ci aveva consegnalo i due che vennero ammazzati a Mondragone per vendicare l’uccisione di Ruggiero Donato detto pellirossa. All’ennesima richiesta di Cerullo, Antonio Polverino diede il proprio assenso affinché tale omicidio fosse commesso, a condizione che non si facesse a Marano», ha dichiarato Perrone.

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