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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Racket al titolare di una sala slot ad Arzano, accuse in frantumi per Vincenzo Di Lauro

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Mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Con questa motivazione il tribunale del Riesame di Napoli (X sezione) ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare eseguita un mese fa per Vincenzo Di Lauro, secondogenito del boss Paolo Di Lauro. Accolta in toto la linea difensiva dei suoi legali, gli avvocati Antonio Abet e Antonio Liguori. A Di Lauro e al suo colonnello Umberto Lamonica, in particolare, veniva contestata un’estorsione in concorso da 100mila euro ai danni del gestore di una sala slot ad Arzano, denaro ottenuto attraverso diverse minacce, implicite ed esplicite.

Alla vittima era stato chiesto di cedere la sua sala slot che fruttava ingenti guadagni in cambio di 150mila euro e millantando la protezione dalla vendetta che il compagno della ex moglie aveva in serbo a causa di alcuni attriti. Quando il gestore si era rifiutato di accettare gli era stato chiesto più volte di pagare un pizzo da 280mila euro diventati 100mila durante un summit tenuto il 22 dicembre 2018 a cui presero parte per la Procura lo stesso Di Lauro, Lamonica e un mediatore. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini, l’8 gennaio 2019 versò effettivamente la somma nelle mani di un emissario del clan Di Lauro. Il Riesame adesso ha ribaltato tutto con Di Lauro che resta dentro però per altre vicende

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