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venerdì, Aprile 26, 2024
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Scomparsi in Messico, Raffaele Russo rischia l’arresto in Italia

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La scomparsa di Raffaele Russo in Messico (insieme al figlio Antonio e al nipote Vincenzo Cimmino) rischia di diventare un paradosso. Un paradosso con risvolti giudiziari inattesi. Se dovesse infatti essere ritrovato il 60enne delle Case Nuove rischia l’arresto in Italia: per la giustizia tricolore infatti Russo è un latitante. L’uomo è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione denominata ‘Sciacallo’ condotta nel mese di ottobre scorso dai carabinieri del comando provinciale di Frosinone agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo e dalla squadra Mobile diretta dal Carlo Bianchi  della questura del capoluogo ciociaro. In quell’occasione ben 12 le persone che vennero arrestate. Tutti di origini partenopee e molte delle quali residenti proprio nella zona tra il Mercato e le Case Nuove. I carabinieri in quella circostanza certificarono che gli arrestati erano dediti alla commissione di truffe ai danni di persone anziane su gran parte del territorio  nazionale. Tra i soggetti coinvolti anche Raffale Russo che all’epoca risultava irreperibile e che dunque, stando a quel provvedimento, neanche sarebbe dovuto essere in Messico.

L’ordinanza di custodia cautelare fu emessa dal gip del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso che accertò che la banda (di cui Russo secondo la Procura ciociara avrebbe fatto parte) era responsabile di decine e decine di raggiri ai danni di anziani. Gli arrestati soggiornavano abitualmente in un luogo tranquillo, per non più di quattro giorni e poi entravano in azione. Per gli spostamenti utilizzavano solo macchine noleggiate e, dopo ogni trasferta, facevano rientro a Napoli, dove cambiavano auto e cellulari, prima di ripartire per un nuovo tour di truffe. «Signora buongiorno, sono un avvocato. Suo figlio ha avuto un grave incidente ma non si è fatto nulla, per fortuna. Solo che adesso è in carcere, però se risarcisce il danno immediatamente può essere tornare a casa. È stato lui a dirmi di chiamarla». Era questa la tecnica consolidata ‘esportata’ purtroppo in altre zona d’Italia. Per quei fatti Russo è dunque considerato un ‘most wanted’ dai giudici italiani. In caso di ritrovamento e di sbarco a Fiumicino, per lui, scatterebbero inesorabili le manette.

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Intanto le indagini dall’altro lato dell’oceano proseguono. La procura locale sospetta che i tre potrebbero essere stati rapiti dal Cartello di Jalisco Nuova Generazione, la più importante organizzazione criminale del Messico. La famiglia dei tre napoletani ha chiesto alle autorità italiane e messicane di indagare vicino al luogo in cui sono scomparsi. Quattro agenti – tre uomini e una donna – della polizia locale di Tecalitlan sono stati invece arrestati in collegamento con la scomparsa avvenuta lo scorso 31 gennaio: i poliziotti sono accusati di ‘sparizione forzata’, riferiscono i giornali locali. Il giudice ha precisato che i tre italiani non sono stati localizzati, ma che nessuno di loro è mai passato per il carcere locale: sarebbero stati invece consegnati a un gruppo criminale locale e poi trasferiti verso altra località. «I poliziotti del Messico per 43 euro di m…. hanno venduto tre connazionali, 43 euro, una vergogna inaudita». Lo dice al Giornale Radio Rai Francesco Russo, figlio di Raffaele che ha aggiunto:«Mi devono dire chi sono i criminali che hanno avuto in consegna mio fratello, mio padre e mio cugino».

 

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