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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Spaccio ‘matriarcale’ nel Napoletano: camorristi costretti a lasciare il potere alle donne

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La camorra ha una regola fondamentale: gli affari non si devono mai fermare. Solo a questa condizione gli uomini sono disposti a cedere il loro potere, infatti, pensano costantemente alla scelta del loro successore. Spesso i capi si trovano davanti ad un bivio, ben consapevoli dei potenziali rischi: la soluzione familiare oppure la promozione degli affiliati di lungo corso.

La scelta più ricorrente nel mondo criminale è il passaggio di mano al figlio maschio, ma quando il capoclan non ha erediti, pronti al comando, è “costretto” a dare la reggenza degli affari alle donne: un sistema dal chiaro stampo patriarcale si trasforma, di fatto, in un matriarcato al quale gli affiliati, spesso uomini, sono costretti ad obbedire. Non c’è dibattito sul genere ma solo la costante preoccupazione di fare soldi, così, il legame di sangue diviene l’unica rassicurazione.

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MARITO E MOGLIE A CAPO DELLO SPACCIO

Bruno Piacente, boss dello spaccio nel rione 219 di Brusciano, ha dovuto cedere la reggenza del clan alla moglie Tiziana De Donato dopo il suo arresto avvenuto nel maggio 2021. Il legame tra i coniugi era sbandierato ai quattro venti su Tiktok, infatti, lei dedicava tanti video musicali al marito assente.

Analoga decisione è stata presa anche da altri affiliati i quali hanno delegato la gestione a consorti, madri e figlie. Tra le palazzine bruscianesi, roccaforte dei Piacente-Rega, sono state create tre piazze di spaccio, due statiche e una dinamica, all’interno della quali le donne avevano compiti importanti.

UN SISTEMA MATRIARCALE

Al vertice dell’organizzazione criminale c’era Bruno ‘o cacaglio che aveva i soldi per comprare la droga e si arricchiva con la vendita di cocaina nella seconda scala delle palazzine. Al suo fianco c’era zia Tiziana, alter ego di Piacente, impegnata nella distribuzione degli stupefacenti e nel ritiro degli incassi delle piazze, attività nelle quali era sostenuta da Francesco Cecero e Ciro De Luca. I due fedelissimi della donna si occupavano degli aspetti operativi come la sorveglianza della vendita, il licenziamento e l’assunzione dei pusher fino all’organizzazione dei turni.

Sempre nella stessa scala Mario Solina e Ilaria Cangiano vendevano l’hashish e la marijuana e, anche in questo caso, la moglie del detenuto organizzava i turni dei pusher e trovava i nascondigli e gli scooter per le vedette. La 35enne pagava le settimane e, in caso di arresto, sosteneva le famiglie pagando le spese legali.

Al fianco di Cangiano c’era la suocera Francesca Maurano che la aiutava nel confezionamento della droga e, talvolta, la sostituiva. Non bisogna tralasciare il fatto che Solina riusciva a parlare con i familiari grazie ad un telefonino nascosto nel carcere Poggioreale.

LA PIAZZA DINAMICA E LA QUARTA SCALA

L’organizzazione di marito e moglie vendeva hashish, marijuana e crack persino a domicilio: la cosiddetta piazza dinamica era gestita da Savio Russo, anche lui detenuto, e dalla moglie Martina Del Giudice, proprio lei coordinava l’attività degli spacciatori e nascondeva la droga.

Invece Costantino Magrelli gestiva lo spaccio del crack nella quarta scala della 219 insieme alla mamma Enza Cipriani. La donna era stipendiata dall’organizzazione criminale per aiutare i pusher a sfuggire alle manette. Non bisogna tralasciare nemmeno la figura della giovane Sharon Guadagno, figlia di Raffaele e sorella di Francesco, anche lei era come i suoi familiari, lavorava nella piazza itinerante insieme al compagno Vincenzo D’Angelo.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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