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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Spaccio non stop al Parco Verde, condanne bis per i Bervicato

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Un’inchiesta culminata con gli arresti di due anni fa e strettamente intrecciata ad un’altra, tristemente famosa, quella relativa all’omicidio di Antonio Natale. Un’inchiesta sui traffici della droga nell’hinterland partenopeo conclusasi con sconti di pena. E’ quella sulla famiglia Bervicato condannati oggi anche in appello perchè accusati di gestire una delle più fiorenti piazze di spaccio nel Parco Verde di Caivano. Vendita al dettaglio che avveniva, secondo l’accusa, con un certo metodo: l’acquirente si recava direttamente presso un appartamento, individuato al 4° piano, e dopo il preliminare riconoscimento da parte delle sentinelle e pusher, gli veniva consentito l’accesso attraverso diversi ingressi più o meno protetti al fine di acquistare sostanza stupefacente.

La piazza dei Bervicato

La piazza era attiva tutti i giorni, senza interruzione di orario, e vendeva cocaina, marijuana e hashish. A capo di detta piazza di spaccio vi erano, secondo gli inquirenti, i componenti della famiglia Bervicato. Il loro coinvolgimento provato attraverso le minuziose indagine degli inquirenti effettuati sia attraverso registrazioni video che attraverso dichiarazioni di acquirenti delle sostanze stupefacenti, i quali hanno riconosciuto nei vari componenti della famiglia Bervicato coloro che vendevano la droga nelle ‘case a mattoni’ al parco Verde. Oggi contro il gruppo di Caivano è arrivata la decisione della Corte d’appello di Napoli (I sezione penale) che ha condannato a otto anni di reclusione Domenico Bervicato (indicato come il mandante dell’omicidio Natale), otto anni e otto mesi per Massimo Bervicato (in primo grado aveva rimediato dieci anni), nove anni e dieci mesi per Francesco Bervicato (in continuazione con altra sentenza, in primo grado aveva avuto dieci anni e otto mesi) mentre Giovanni Bervicato (in primo grado nove anni e quattro mesi) è stato condannato a otto anni di reclusione. Sconti pena ottenuti grazie alle argomentazioni del collegio difensivo composto dagli avvocati Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Maurizio Capozzi e Francesco Liguori.

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L’omicidio di Antonio Natale

Per quell’omicidio solo qualche settimana fa sono state eseguite quattro ordinanze di custodia cautelare: oltre che per Domenico Bervicato, indicato come mandante, le manette sono scattate per il 56enne Gennaro Pacilio, il 26enne Emanuele D’Agostino e Bruno Avventurato, 48enne dell’omonima famiglia di Acerra. Il giovane fu ammazzato il 4 ottobre del 2021 perchè ritenuto colpevole di essersi impossessato di una borsa contenente droga, armi e denaro. Natale venne assassinato in auto e il suo cadavere, esposto all’intemperie, venne trovato dopo due settimane in un fondo agricolo (leggi qui l’articolo).

Omicidio Antonio Natale a Caivano, Bervicato:”Sono stato io, vi dico cosa accadde quella sera”

”Sono stato io, vi dico cosa accadde quella sera”. Domenico Bervicato, fa chiarezza sull’omicidio di Antonio Natale, il giovane pusher ammazzato e fatto sparire per alcuni giorni, il cui cadavere fu ritrovato in piena campagna nella periferia di Caivano. Un delitto che Bervicato tentò di sviare, inscenando fughe, dicendo bugie, inquinando prove, tentando di costruirsi un alibi. Ma tutto ciò non è servito a nulla perché grazie al lavoro puntiglioso dei militari dell’Arma di Castello di Cisterna, è stato possibile individuare l’autore del delitto, le modalità ed il movente. Tant’è che messo alle strette, Bervicato non ha potuto far altro che confermare il quadro indiziario a suo carico. Ma anche ammettendo di essere stato lui a commettere l’omicidio Natale, ha tentato comunque di allegerire la sua posizione, anche questa volta inutilmente.

E’ il 22 ottobre del 2021 quando Bervicato viene intercettato mentre parla con la sua compagna. Nella telefonata non si mostrava in alcun modo pentito per quanto commesso, e commentava l’omicidio con parole estremamente dure, esprimendo indifferenza per il dolore altrui. “….a questo punto, lo sai come ti dico, arrivato ad un certo punto, è meglio il sangue di un altro a terra che il nostro, perché come stanno facendo loro, stanno facendo non me fotte proprio più! … mò stiamo tutti quanti all’in piedi, ridiamo, scherziamo, mangiamo … ratti a fare una settimana, dieci giorni alla faccia loro, lercia, infame …”.

La ragazza dal canto suo, rassicurava il compagno del fatto di aver gettato via tutti i telefonini al fine di dissolvere ogni possibile traccia del delitto, trovando il disappunto di Bervicato che la redarguiva affermando che almeno un telefonino avrebbe dovuto conservarlo per “ingannare le forze dell’ordine”.

 

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