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venerdì, Aprile 26, 2024
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Braccio di ferro tra Stato e Regioni, la proposta: “Cambiare i 21 parametri covid”

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Continua il braccio di ferro tra Stato e Regioni sulla gestione dell’emergenza covid in Italia. La divisione della penisola in zone gialle, arancioni e rosse non convince i presidenti di regione che, a seconda dei casi, si ritengono penalizzati o abbandonati. Alla base delle decisioni del Comitato tecnico scientifico ci sono gli ormai noti 21 parametri. Ogni valore permette di ricostruire il grado di rischio regionale e, dunque, le restrizioni più appropriate. Le decisioni del Governo, però, non sono state accolte con entusiasmo dagli amministratori regionali. Nelle scorse ore si è svolto l’ennesimo confronto tra Stato e Regioni per valutare eventuali cambiamenti in virtù degli ultimi dati del contagio.

“Criteri più trasparenti, semplici e aggiornati alla realtà delle singole Regioni. Un serio confronto politico tra Governo e Regioni sulle misure da prendere in ogni territorio, che tengano conto della situazione economica e sociale”. Lo ha scritto il governatore ligure Giovanni Toti al termine della Conferenza delle Regioni. Il riferimento è alle richieste inoltrate al Governo prima delle valutazioni su nuovi passaggi di ‘zona’. “Il 3 dicembre – ricorda Toti scade anche il dpcm. Prima di rinnovarlo occorre stabilire meccanismi di condivisione delle decisioni più efficienti e comprensibili. Oggi le istituzioni devono lavorare insieme, evitando polemiche e giudizi sommari”.

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Le “pagelle”

Dopo due settimane di misure restrittive per le regioni rosse e arancioni potrebbero essere possibili, nella terza settimana, quella di monitoraggio e verifica, “allentamenti per alcune aree, ma questa cosa va ancora stabilita”. Una fonte del governo apre con estrema cautela alla speranza per i territori più penalizzati dalle norme anti-Covid. Resta prevalente la linea del rigore e non si spegne la polemica di alcuni governatori in vista delle prossime ‘pagelle’ sul contrasto al virus e soprattutto del Natale.

Il pressing sull’esecutivo ha i toni decisi di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia (arancione). Fedriga ha chiesto e ottenuto per oggi la riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni. “Potremo finalmente confrontarci sui criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico rispetto ai dati forniti a livello regionale – dice l’esponente leghista -. È un atto dovuto per chiarezza nei confronti dei cittadini e delle imprese della mia regione”.

I criteri della cabina di regia

Sabato scorso Fedriga, dopo la decisione del governo di applicare al Friuli le misure per la zona arancione, aveva ritirato l’ordinanza appena emessa che prevedeva già regole più rigorose. Ora il governatore parla di “discutere delle scelte che determinano il passaggio in una o nell’altra fascia”. Dal governo non sembrano preoccupati che si vogliano mettere in discussione i criteri fissati per la Cabina di regia al ministero della Salute, nella quale sono rappresentate anche le Regioni. Per la Campania bisognerà attendere almeno 10 giorni prima di conoscere le sorti della regione.

Le prime a essere sottoposte a nuova valutazione saranno, dal 20 novembre, le prime a essere dichiarate rosse, ossia Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta ed Alto Adige (Provincia autonoma). La pressione delle categorie produttive – specie ristoratori e commercianti – sui presidenti di Regioni si stanno facendo sempre più forti affinché si agisca sul governo per fargli allentare il più presto possibile la stretta anti-Covid. Si conta di ottenere cambiamenti di fascia dal ministero della Salute anche prima del nuovo Dpcm che dopo il 3 dicembre definirà le regole per le feste natalizie (e per i consumi ad esse connessi).

Regioni rosse, arancioni e gialle

Ma il meccanismo a tre colori prevede dei tempi ben precisi, che il ministro della Salute Roberto Speranza sembra intenzionato a far rispettare senza deroghe. La sottosegretaria Sandra Zampa conferma che l’obiettivo del governo è proseguire “con il modello “delle tre fasce, rossa, arancione e gialla”. E’ escluso un lockdown totale come quello varato in Austria.
Di fronte a un primo, timido ammorbidimento della curva epidemica non è il momento di mollare la presa. Si ragiona nell’esecutivo e nel Comitato tecnico scientifico, soprattutto se si vuole avere qualche possibilità di allentamento del rigore a Natale. Dibattito sulle feste, il cenone e il veglione che peraltro al momento Speranza definisce “lunare”.

Come ribadisce la fonte di governo sentita dall’ANSA, “é scritto. Chi ha un colore ci resta per due settimane minimo”.
Dalla terza in poi, quella della verifica dei dati, a fronte di numeri incoraggianti si può iniziare a parlare di “allentamenti”, esperti permettendo. Ma non sarà facile ottenerli per le Regioni. Tanto che il presidente della Toscana Eugenio Giani, critico ma collaborativo con il governo dopo l’inserimento della regione in zona rossa, afferma che l’obiettivo è riportarla in zona gialla entro Natale, ma, ammette, “risalire è dura”.

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