21 C
Napoli
mercoledì, Maggio 1, 2024
PUBBLICITÀ

«Tagliati con il rasoio e fai le foto»: primo processo per incitazione al “Blue Whale”

PUBBLICITÀ

Avrebbe costretto una ragazzina, ora di 14 anni, a infliggersi alcuni tagli sul corpo e ad inviarle le foto, come primo step delle 50 prove di coraggio. Come? Niente di più facile nell’era dell’iperconnessione in Rete: si sarebbe spacciata per «curatore» nell’ambito della cosiddetta «Blue Whale Challenge», e tramite Istagram e Facebook, con la complicità di un minorenne e dietro minacce di morte. Per questo il gip Anna Magelli ha mandato a giudizio per il prossimo 16 aprile una 23enne con le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravati. È il primo caso a Milano finito a processo.

Come si legge nel capo di imputazione, la 23enne, con la complicità di un 16enne di origini russe, avrebbe provocato nella vittima «un perdurante e grave stato di ansia e di paura» per la propria incolumità. La giovane imputata, tra il maggio e il giugno del 2017, avrebbe contattato la ragazzina, ai tempi 12enne, mediante profili Istagram e Facebook come «curatorlady», sostenendo di essere uno dei «curatori» del gioco, «50 prove quotidiane – è scritto nel documento – consistenti in atti di autolesionismo» o altri atti con lo scopo di «recare dolore e/o disagio alla persona, sino alla prova conclusiva consistente nel suicidio mediante salto nel vuoto dal tetto di un edificio». Dopo di che, come si evince dagli accertamenti informatici, avrebbe indicato e imposto alla vittima i gesti da compiere, per altro concordati con il giovane complice.

PUBBLICITÀ

«Se sei pronta a diventare una balena – recita uno dei messaggi inviati alla minorenne siciliana – inciditi ‘yes’ sulla gamba , se non lo sei tagliati molte volte per autopunirti». Oppure: «prendi il rasoio (…) ora ti fai un taglio sotto il piede sinistro e un taglio sotto il piede destro, un taglio sul palmo della mano destra e un altro sul palmo della mano sinistra e mi invii le foto», come prova. Inoltre la presunta «curatrice» avrebbe reiterato le «proprie minacce» e la propria «capacità intimidatoria» avvisando la ragazzina di conoscere il suo «indirizzo IP di connessione», cioè il luogo da cui si connetteva e quindi di poter «raggiungerla e di ucciderla qualora avesse interrotto la partecipazione alla “Blue Whale Challenge”».

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Ucciso per sbaglio, indizi inutilizzabili a carico del presunto killer D’Alterio

Indizi inutilizzabili. E dunque ordinanza annullata. Questa la clamorosa decisione presa dal gip del tribunale di Napoli Linda Comella...

Nella stessa categoria