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venerdì, Aprile 26, 2024
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“IPad e iPhone furono svuotati”, novità sull’inchiesta di Tiziana Cantone

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L’inchiesta su Tiziana Cantone si arricchisce di un altro nuovo dettaglio. Il professor Danilo Bruschi, del dipartimento di Informatica dell’Università Statale di Milano, ha inviato un parere pro-veritate sulla consulenza tecnica compiuta sui dispositivi iPhone e iPad in uso alla vittima da Emme Team. Si tratta del gruppo di specialisti informatici cui si è affidata la madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio.

Gli esperti sostengono di avere scoperto che, mentre i due dispositivi erano in possesso dell’autorità giudiziaria, furono alterati, con la cancellazione della memoria all’interno dell’iPad ed il blocco dell’iPhone, che fu riconsegnato alla famiglia senza possibilità di accedere ai dati.

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“Durante un anno di lavoro — si legge in una nota riportata dal Corriere del Mezzogiorno — i consulenti italo-americani hanno lavorato con i propri periti per recuperare quei dati, inclusa la rubrica telefonica completa, ora parte delle prove depositate presso la Procura di Napoli Nord. Il professor Bruschi ha visionato la relazione e le conclusioni di Emme Team e ha concordato con i risultati, chiedendo a sua volta che la Procura di Napoli Nord decida, dopo quasi un anno, di iniziare le azioni peritali sui dispositivi, come da tempo legali e consulenti hanno richiesto in svariate occasioni. L’azione peritale è necessaria per poter confermare con certezza i risultati ottenuti”.

DATI ELIMINATI DALLO SMARTPHONE

“Nelle note diffuse sul parere pro-veritate, firmato dall’esperto — si legge ancora nella nota di Emme Team — si conferma che l’iPad è stato restituito resettato e che al suo interno sono stati eliminate i dati dell’account iCloud e delle email. Situazione impossibile a meno di una manomissione, dato che Tiziana Cantone usò quel dispositivo per anni. Manomissione che ora solo l’inizio delle azioni peritali potranno eventualmente confermare, per provare a scoprire chi fu l’autore di quell’alterazione”.

A distanza di anni, però, i tanti dubbi nutriti da Maria Teresa Giglio sulla morte della figlia hanno indotto il pm Giovanni Corona a riaprire il caso e a disporre l’esumazione della salma.

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