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sabato, Aprile 27, 2024
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Un ‘buco’ da 150 euro mandò in crisi il clan D’Amico: “Dovrei stare nervoso”

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Le recenti inchieste della Dda di Napoli fotografano una galassia di clan partenopei che, asserviti alla cosca dei Mazzarella o dell’Alleanza di Secondigliano, vivrebbero una continua condizione di instabilità economica. Anche l’ultima inchiesta che ha colpito il gruppo criminale della famiglia D’Amico di San Giovanni a Teduccio dimostrerebbe una difficoltà nel gestire la cassa del clan così come è riportato dall’ultima ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli, Ambra Cerabona.

In un interrogatorio del luglio 2019 Umberto D’Amico, ex reggente soprannominato ‘o lione, ha parlato della piazza di spaccio gestita Pasquale Urio, detto ‘o Nano. Dunque la vendita della droga sarebbe stata condotta con due modalità: fissa sul Corso di San Giovanni e volante attraverso un numero di telefono ad hoc. Inoltre le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sarebbero state confermate anche da alcune conversazioni intercettate dopo l’arresto di Urio del 27 aprile del 2019.  Dunque la cattura del presunto capo-piazza avrebbe preoccupato l’ex ras dei D’Amico a fronte del mancato incasso della tangente.

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“HANNO ARRESTATO AL NANO”

Secondo l’intercettazione, datata luglio 2019, ‘o lione avrebbe confermato il pagamento dei 150 euro settimanali da parte di Urio al clan in cambio del permesso di gestire la piazza situata vicino ad una parrocchia. Proprio la localizzazione sarebbe stata confermata da ‘o nano durante in una conversazione con un cliente in attesa: “Dove sta il tabaccaio, mettiti dove sta la chiesa, nel vicoletto“. Secondo i magistrati la base era al centro dello scontro camorristico tra i D’Amico-Mazzarella e il clan Reale-Rinaldi.  

“DOVREI STARE NERVOSO”

In un ambientale l’ex reggente si sarebbe lamentalo con gli affiliati per la cattura di Urio: “Questa settimana siamo 150 in meno perché al nano lo hanno arrestato“. Invece Giovanni Improta avrebbe ricondotto il mancato pagamento alla volontà di Giacomo Urio, fratello di Pasquale, conosciuto in strada con il soprannome cassatina: “Non ci sta per il fatto del fratello là… Centocinquanta euro non te li vuole dare”.

L’altro colonello del clan, Salvatore Autiero, avrebbe detto a D’AmicoTi vedo nervoso per i centocinquanta del Nano“, immediata la risposta: “Dovrei stare nervoso io più di lui …. cinquanta euro in meno a tutti sulle settimane“.

Invece il ras Umberto Luongo avrebbe ricordato di escludere dalla contabilità la quota di Urio a causa del suo arresto: “Quando fai le settimane fai meno Pasquale, perché non ci sta quella di Pasquale“. Dunque a fronte della crisi di liquidità ‘o lione avrebbe inviato un emissario da Giacomo Urio per riscuote la tangente: “Salomone mi devi andare a prendere questi soldi… dobbiamo raccogliere solo cassatina“.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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