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giovedì, Maggio 2, 2024
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Vasco Rossi ed i legami con Napoli e Salerno: “A 26 anni la mia prima volta in Campania per il militare, mi sono innamorato”

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Prima dei suoi concerti in Campania, Vasco Rossi ha ricordato il suo rapporto con le città di Salerno e Napoli.

“Era il 1978. Avevo 26 anni e il mio primo disco “Ma cosa vuoi che sia una canzone” era fuori. La mia avventura di cantautore (in mezzo a tanti cantautori all’epoca) stava cominciando. Ci tenevo parecchio, non potevo permettermi degli intralci tra me e il mio sogno di diventare una rockstar. A quel tempo, però, il servizio militare era obbligatorio, potevi giusto rinviarlo per motivi di studio ma prima o poi dovevi andarci. E io che ero stato iscritto all’università, lo avevo già protratto al massimo.
Mi arrivò dunque la fatidica “cartolina”, la chiamata alle armi. Un’esperienza che mi ispirò la canzone “non siamo mica gli americani..che loro sparano agli indiani..”
Mi arruolarono nell’89 battaglione e mi spedirono qui, a Salerno. Sul fronte per quello che ho da fare, faccio il militare, a 18 anni avevo fatto domanda per andare nei paracadutisti e, essendo perfettamente sano mi avevano preso. Ero un anarchico individualiste volevo misurare la mia capacità di autocontrollo e autodisciplina. �Ma a 26 anni era cambiato tutto, ero partito per la mia avventura artistica, passava un treno che non potevo perdere. Non ero fatto per la naja. Furono clementi, mi diedero il foglio di rientro per casa. Con i capelli corti però.
Tutto questo a Salerno, in questa città a cui sono affettivamente legato da allora per questo, mi ha ridato la libertà, e tanto altro. Quand’eravamo giovani, belli e stupidi.. Da Salerno a Cava de’ Tirreni, che storia quel concerto, memorabile, oltre settantamila persone giù di testa, la mia prima conquista della Campania, con l’ organizzazione del mitico Franco Troiano.
Da Salerno a Napoli, Stadio San Paolo, era off limits ai concerti, e l’ho riaperto io. Con la benedizione dei miei amici Maradona e Pino Daniele.
Da Salerno a Napoli, la conquista dello stadio Maradona. Quando lo hanno ribattezzato con il nome di Diego Armando Maradona, io c’ero. Ci abbiamo girato un film da quella notte straripante di energia e di amore.
Nel mio girovagare per stadi incontro l’Italia che amo e gente vera. Succede tutte le sere. ci conosciamo e riconosciamo, ci siamo e siamo in tanti simili. Dal palco li guardo in faccia a uno a uno, e dico loro di stare attenti, di non credere alle fa-favole che ci raccontano, ma di vedere quello che è. Qui aggiungo di leggere dei libri, Leggere più libri nei quali gli argomenti sono più approfonditi e ci si può fare un’idea più precisa e reale del mondo che ci circonda. Qualsiasi libro. Non guardare la tv e i giornali che spesso semplificano, distorcono, manipolano e strumentalizzano fatti e notizie.
Non parliamo poi dei social dove chiunque può scrivere qualsiasi idiozia senza alcuna responsabilità. Purtroppo moltissimi oggi si formano le loro opinioni attraverso questi canali! E lasciamo perdere i politici di oggi che ormai raccontano solo grandi favole per incantare la gente e avere il consenso, anche loro nella più totale irresponsabilità”.

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