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lunedì, Giugno 3, 2024
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COMMISSARI CONTRO E LE AREE DI SVILUPPO INDUSTRIALE NON DECOLLANO

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Due Commissari contro, la Regione Campania, in lite con il Consiglio di Stato, una situazione di grave paralisi e diversi imprenditori che non hanno più un credibile punto di riferimento per quanto riguarda nuovi insediamenti produttivi: questa è oggi l’Area di sviluppo industriale nella provincia di Napoli. Una struttura che è nata quarant’anni fa come indispensabile supporto delle attività produttive e che, invece, si è ridotta a produrre conflittualità e chili di carta bollata. I sette agglomerati industriali (Nola, Acerra, Giugliano, Marigliano, Foce del Sarno, Arzano e Caivano) girano a vuoto intorno ai 23 dipendenti che sembrano anime sperdute in un deserto di idee e di iniziative.
La crisi, che ora sembra aver raggiunto punto di non ritorno, parte da lontano, almeno dal 1996 quando il dirigente dell’Ept napoletano, Riccardo Mea, viene nominato commissario straordinario. I buoni propositi non gli mancano, ma le cose prendono un indirizzo poco soddisfacente. Dieci anni dopo (settembre 2006) la Regione si vede costretta a nominare commissario Achille Bilotti: è un dirigente del Ministero per le attività produttive, vicino al ministro Bersani, che viene scelto dall’assessore regionale Andrea Cozzolino. L’obiettivo è ricostituire gli organi consortili, dare ordine e regolarità alle procedure amministrative, risanare il bilancio dell’ente.
Mea, tuttavia, non accetta la decisione regionale. Affida la sua resistenza ai ricorsi: perde quello al Tar, ma vince al Consiglio di Stato. L’ordinanza del 30 marzo lo reinsedia nella carica. Se Mea ha contestato la Regione, ancora più duramente la Regione contesta Mea. Non è un braccio di ferro di poco conto. Si presenta un aspro conflitto istituzionale. Nel riconfermare come commissario straordinario Achille Bilotti, la Regione accentua la sua critica nei confronti di Mea: prima lo sospende, poi lo destituisce. Gli addebiti che gli vengono mossi sono un pesante atto di accusa: ha “assunto iniziative contrastanti con le disposizioni regionali”, si è “rifiutato di ricevere la notifica della sostituzione”, ha ritenuto di “permanere nella sede consortile”, ha “disposto atti direttivi che non erano di sua competenza”.
La Regione passa al setaccio una serie di atti che vengono minuziosamente censurati: l’assunzione di venti dipendenti mediante chiamata diretta, cioè senza concorsi o selezioni; il cambiamento della pianta organica del Consorzio “con moltiplicazione di uffici e di funzionari superiori”; un forte aggravio degli oneri finanziari con un deficit che sale progressivamente (448 mila euro nel 2005 “con previsione ben più grave per il 2006”). La Regione non si ferma qui e va avanti. Contesta a Mea “la mancanza di trasparenza e certezza nella successione degli atti consortili”, “l’inerzia nei doveri di tutela delle pubbliche finalità connesse alla gestione delle aree”. Inoltre non ci si spiega, nel palazzo di Santa Lucia, perché si è dovuto costruire un immobile a Caivano e acquistare un appartamento in via Bracco a Napoli. Infine si parla di “grave violazione delle norme tributarie”.
Mea accusa i colpi. Per un po’ sembra uscire di scena. Invece riprende con i ricorsi: prima al Tar che gli da nuovamente torto, e poi al Consiglio di Stato (“lassù qualcuno lo ama”, si dice negli ambienti politici) che gli da ragione e lo reintegra. Nell’attesa dell’ordinanza, però, la Regione Campania non sta ferma. E’ proprio il Consiglio a emanare una legge che di fatto rafforza la posizione di Achille Bilotti. Si ribadisce che per gli organi consortili si intendono solo quelli di ordinaria costituzione e di natura elettiva, in base agli statuti vigenti. Escluso il commissario straordinario, appare eliminata la materia del contendere. Invece no. Come si è detto, a sorpresa il 9 ottobre scorso il Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Mea. A questo punto, però, il conflitto non coinvolge più soltanto la Giunta regionale ma anche il Consiglio della Campania.
Due Commissari contro: Bilotti assistito dagli avvocati Cianella e Baroni (capo dell’Avvocatura regionale); Mea dagli avvocati Cardi di Roma e Caporaso. Alla Regione Campania non hanno dubbi. “Giuridicamente — si afferma — commissario è Bilotti. Una ordinanza del Consiglio di Stato non ha la stessa forza di una legge regionale. Gli atti compiuti da Mea non hanno vitalità”. Due importanti pezzi dello Stato uno contro l’altro. Ma forse la patata bollente finirà nelle mani della Magistratura sia contabile e civile che penale.


ANTONIO LA PALMA – il denaro 24 OTTOBRE 2007

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